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Lunedì 26 Settembre 2011 - Libertà

Si punta a favorire la realizzazione personale del paziente. Disturbi mentali e il diritto di lavorare

Adottato in tutta la regione il progetto Tips: centocinquanta persone coinvolte

Può chi soffre di disturbi mentali lavorare? «Certo ma soprattutto più dell' 80% dei pazienti affetti da disturbi mentali in Italia vuole tornare a lavorare». Così ha detto Corrado Cappa, psichiatra presso il Dipartimento di Salute Mentale di Piacenza, ieri pomeriggio presso l'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano durante "Tecnica- mente", conferenza voluta dal Centro di Salute mentale di Piacenza e dall'associazione Fuori Serie per presentare al pubblico un nuovo modello di inserimento al lavoro per pazienti malati mentali. E si chiama "Tips", che sta per Training on Individual Placement and Support. E' un progetto che è nato negli Stati Uniti negli anni ‘90 e che in Italia è stato adottato solo dalla regione Emilia Romagna. «Il progetto nasce dalla collaborazione tra l'ente di istruzione e formazione professionale Enaip e l' Ausl di Piacenza ed è stato finanziato dalla regione Emilia Romagna attraverso i Fondi Sociali Europei - ha spiegato Valentina Castignoli, psicologa Enaip -. Partito lo scorso settembre coinvolge 150 utenti e, nella nostra provincia ha già mostrato i suoi frutti; dei 16 pazienti reclutati dal Dipartimento di salute mentale di Piacenza e Castelsangiovanni, 10 utenti sono stati inseriti nel mondo del lavoro con contratti a tempo determinato o indeterminato già dal maggio scorso». Ma l'innovazione del progetto sta nel fornire al paziente un supporto continuo, nella fase di ricerca ma anche nello svolgimento dell'impiego. «La logica del modello Ips ribalta il concetto "Train and Place" alla logica "Place and Train", ossia la fase di apprendimento del paziente viene posticipata al momento stesso dell'attività lavorativa - ha spiegato Silvia Gazzola, operatore Ips -. Se, fino a poco tempo fa, le strategie per l'inserimento lavorativo erano incentrate sulla creazione di opportunità, con il metodo Ips si cerca di sostenere le abilità individuali, favorendo così la realizzazione personale del paziente». Mentre Valentina Zorza, psicologa Enaip e operatore Ips, ha precisato: «La metodologia Ips prevede la collaborazione continua e sistematica dell'operatore Ips con l'equipe curante, assistenti sociali e psichiatra, e mira a rendere il paziente indipendente nella gestione delle situazioni concrete». Attraverso questo modello riabilitativo inoltre «vengono conferiti centralità e potere al soggetto - ha aggiunto Cappa -, il quale integrando il proprio disturbo con l'attività lavorativa avrebbe l'opportunità di reintegrarsi in un contesto che gli è naturale e riacquisire così la consapevolezza delle proprie abilità».

Valeria Poggi

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