Sabato 3 Luglio 2004 - Libertà
Apollo e Dioniso nell'arte del '900
Gli atti di un ciclo di conferenze. Il dibattito sulle categorie
Parlare di apollineo e dionisiaco significa riflettere su tutta o quasi l'arte del '900, scomodare illustri personalità, riprendere due tra le principali tendenze che infiammarono l'avanguardia. Negli ultimi anni l'arte ha oltrepassato quel generale dualismo per accogliere proposte tra le più provocatorie ed innovative. Ed il ciclo di conferenze "Apollo e Dioniso in lotta", tenutosi nella primavera del 2002 alla Fondazione di Piacenza e Vigevano in collaborazione con il liceo artistico piacentino "Bruno Cassinari", mirava ad accertare la rilevanza, nel dibattito attuale, delle discusse categorie con i relativi atti raccolti nel volume "Apollo e Dioniso in lotta". Roberto Salizzoni, docente di estetica, ha ricostruito la genealogia dell'avanguardia: da un lato sublime e pittoresco già nei lumi settecenteschi, lungimiranza kantiana, avvento della superficie, astrattismo e concettuale, dall'altro crisi dell'hegelismo, Baudelaire, Nietzsche ed affermazione dell'espressionismo. Don Roberto Tagliaferri, docente universitario, constatando un'eccessiva autoreferenzialità estetica nell'arte moderna, ha auspicato più stretti legami tra estetica e sacro non riuscendo, il moderno linguaggio dell'arte, ad intercettare certe sfumature religiose condizionato com'è da nichilismo e decostruzionismo con l'opera d'arte sempre più elemento empirico e ludico. Franco Toscani, docente di filosofia e saggista, ha illustrato la concezione artistica di uno dei maggiori pensatori del '900, Martin Heidegger, per cui l'arte non è semplice realtà oggettiva ma allegoria e simbolo di un universo superiore, espressione della verità suprema, dimostrazione dell'Assoluto ma anche di pura materialità come emblema di bellezza. Stefano Fugazza, direttore della galleria Ricci Oddi, ha ripercorso il concetto di sublime, dalla filosofia classica alla consacrazione con Burke nel '700 inglese che contrappone bello e sublime recuperando un sentimento di paura e di orrore mentre per Kant il sublime nasce da particolare predisposizione del soggetto, cioè tra etica ed estetica. Edoardo Di Mauro, critico d'arte e docente universitario, ha auspicato una rinnovata dialettica tra interno ed esterno in grado, dopo la normalizzazione dell'incisiva azione delle avanguardie, di superare certi pregiudizi come la "morte dell'arte" e valorizzare la comunicazione di massa per stimolare la propositività teorica. Eugenio Gazzola, critico d'arte, disquisendo su "le età del gusto" ed analizzando il gusto come strumento di giudizio, ha sottolineato come la cultura moderna che ha rinnegato tradizione e passato non sia a sua volta in grado di formulare giudizi attendibili ed inattaccabili riducendo, così, l'arte a continua ricerca, dubbio perenne, superficiale ordine estetico. Libro interessante ed impegnativo, dunque, essendo l'arte uno dei più sensibili termometri per comprendere ampiezza e portata storica di determinate trasformazioni sociali ma anche per valutare l'incidenza di esperienze artistiche trascendenti la pura contingenza e proiettate verso principi spirituali.
SIMONE BIANCONI