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Venerdì 30 Settembre 2011 - Libertà

Franco Loi: conversazione a due voci con Meschia

Stasera all'auditorium della Fondazione il poeta con il suo "Il viaggio di Dante"



"Il viaggio di Dante" con Loi
all´auditorium della Fondazione
piacenza - Oggi alle 21 all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in via Sant'Eufemia, 12, appuntamento con Il viaggio di Dante di Franco Loi, letture con commento dalla Divina Commedia e dalla Vita Nova. A introdurre l'incontro con il poeta milanese sarà Ivo Iori. Coordinerà Stefano Pareti, curatore del volumetto Franco Loi (10 giugno 2010) , edito da Scritture, che racchiude la conversazione a due voci, tra Loi e il collega Maurizio Meschia, con la quale in Fondazione si era festeggiato l'ottantesimo compleanno dello scrittore. Un incontro in cui Loi aveva letto e commentato alcuni suoi versi, raccontando anche i suoi inizi letterari, l'attività alla Mondadori, la passione politica, la scelta del dialetto e i ricordi piacentini, legati ad amicizie e circostanze. La madre era infatti originaria di Colorno e Piacenza diventava una tappa imprescindibile nell'itinerario da Milano al Parmense. Anche in quell'occasione Loi aveva citato Dante, che giudicava "frainteso", riguardo la questione della "lingua madre":
«Egli non si riferisce alle chiacchiere della madre, ma al modo in cui un popolo, qualsiasi popolo, tratta la lingua quando intende dire qualcosa di profondo e di veramente sentito. Nella "lingua madre" di Dante è presente quanto dirà poi Leopardi nello Zibaldone: "Un poeta deve ascoltare il popolo quando parla perché più vicino alla natura e privo di logica"». In un altro passaggio, Loi denunciava quale male odierno la totale fiducia nella ragione: «È la malattia dell'Occidente, la razionalità, il razionalismo. Noi facciamo un idolo della nostra mente e pensiamo che tutto venga dalla nostra testa... Ma la testa è solo uno strumento. (...) L'arte, la poesia c'insegnano a comprendere questa verità naturale». Padre di origine sarda che però parlava genovese, madre colornese, Loi, nato nella città della Lanterna ma trasferitosi a Milano dal 1937 con la famiglia, ha adottato il milanese ("la lingua delle mie emozioni") per le sue poesie, nonostante in casa si esprimesse normalmente in italiano: «È stato il mio amore per la gente, per la vita vissuta tra la gente - la guerra, i primi amori, l'amicizia, le lotte politiche, le speranze - gente che allora parlava milanese, a portare in me il suono del milanese». Tornando al "padre della lingua italiana", Loi invitava a leggerlo e rileggerlo, per il significato profondo dei suoi versi. Nell'introduzione alla pubblicazione, secondo titolo della collana "sbobinature", Iori richiama il rapporto tra Loi e Piacenza, tema affrontato, con qualche aneddoto, anche nella postfazione di Stefano Pareti, che rievoca l'amicizia con Ludovico Mosconi, Piergiorgio e Alberto Bellocchio, Grazia Cherchi, Ferdinando Cogni, Gianfranco Centenari, Alberto Cavallari e Bruno Cassinari.

Anna Anselmi

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