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Sabato 12 Novembre 2011 - Libertà

«Liszt, Brahms e Wagner? Audaci romantici»

I ricordi piacentini di Roberto Abbado, stasera al Municipale per la Concertistica





Il maestro Roberto Abbado dirigerà questa sera la Filarmonica Arturo Toscanini al Teatro Municipale
di ELEONORA BAGAROTTI
Questa sera alle 20.30 largo al Romanticismo in musica sotto diverse espressioni, tutte di grande pathos.
La Stagione concertistica 2011/2012, organizzata da Fondazione Teatri, ospita la Filarmonica Arturo Toscanini diretta da Roberto Abbado in un viaggio da Liszt a Wagner, passando per Brahms.
Figlio di Marcello e nipote di Claudio, vincitore del prestigioso Premio Abbiati nel 2008 (uno tra i tanti riconoscimenti importanti ricevuti), il maestro si è perfezionato con Franco Ferrara ed è stato l'unico studente nella storia dell'Accademia di Santa Cecilia a essere invitato a dirigerne l'orchestra. Direttore d'orchestra principale della Münchner Rundfunkorchester, Roberto Abbado è salito e siede sul podio di formazioni importanti a livello internazionale.
Attivo anche sul versante operistico, ha diretto numerose produzioni e prime rappresentazioni assolute in alcuni fra i più prestigiosi teatri del mondo. Riconosciuto a livello internazionale come uno dei maggiori interpreti della musica moderna e contemporanea, ha diretto frequentemente pagine musicali del XX secolo. La sua discografia include opere, concerti e musica sinfonica, comprese le pluripremiate incisioni.
Il direttore d'orchestra ci invita al concerto di questa sera anticipando le caratteristiche audaci del programma scelto - anzi, "sceltissimo".
Maestro, prima di tutto mi lasci dire... che bello poter ascoltare un po' di Wagner, anche solo sinfonico, a Piacenza!
«Guardi, la capisco e non solo per quanto riguarda Piacenza, mi creda. Comunque il programma del concerto di stasera è tutto "ricercato". Siamo partiti dalla ricorrenza di Liszt, del quale ho scelto questo Poema Sinfonico dall'Orpheus n. 4, ispirato al mito di Orfeo raffigurato su antichissimi vasi greci. Liszt in musica "raffigura" ossia esprime Orfeo che scende nell'inferno a cercare Euridice ma poi cerca anche la luce. E' dunque particolarmente interessante e raro ad ascoltarsi. Di Liszt, ovunque, si suonano soprattutto i Preludi e i Concerti per pianoforte».
E da lì, un naturale salto wagneriano.
«Sì, ci sono parentele in campo compositivo tra l'Orfeo, il Preludio e la Morte di Isotta, che appunto sono in programma. C'è questa tendenza verso l'alto. Wagner compone una delle cose più belle che abbia mai scritto. Da ascoltare, assolutamente».
Dove mettiamo Brahms, in questo raffinato elenco?
«In prima linea, a sua volta. I tre compositori "protagonisti" del concerto appartengono infatti alla stessa epoca, più o meno; direi anche agli stessi luoghi. Se Liszt e Wagner sono indubbiamente compositori audaci, Brahms (di cui la Filarmonica Toscanini eseguirà stasera la Sinfonia n. 1 in Do minore, ndr) lo è a sua volta, audace ma in un altro modo».
Lei dirige spesso il repertorio contemporaneo, più "ostico" per il grande pubblico in Italia. Come mai?
«La musica contemporanea spaventa ovunque: si compiace di essere intellettuale, non sempre, ma vi sono tantissimi stili diversi e quindi poco riconoscibili. Se ascoltiamo una musica di fine 700, pensiamo subito a Mozart o ad altri compositori del periodo poiché lo stile è quello mentre nel nostro secolo, c'è una dura verità storica. All'epoca di Verdi si suonava Verdi, magari lo si fischiava come è accaduto, ma lo si ascoltava. Oggi non si suonano i compositori contemporanei. Io lo faccio e ho avuto anche ottimi rapporti di collaborazione con alcuni di loro, da Messiaen a Berio e a Henze. Tutti mi hanno lasciato una grande libertà espressiva, la stessa che - mi piace pensarlo - dobbiamo avere anche quando interpretiamo Liszt e gli altri grandi del passato».
La conversazione con il maestro Abbado si conclude ricordando la sua famiglia, di grandi tradizioni musicali, e la citazione del padre Marcello, che per anni ha diretto il Nicolini, quando ancora era un liceo musicale: «I miei non mi hanno mai spinto alla musica. Però a volte accompagnavo, da bambino, mio padre al Nicolini. Lì ho assistito ai saggi di studenti come Ernesto Schiavi e Giuseppe Albanesi, che poi ho ritrovato alla Scala. Ascoltando loro, per caso, ho scoperto di amare la musica. Mi piace ricordarlo».

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