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Domenica 13 Novembre 2011 - Libertà

«Famiglia insieme a cena»

Con la crisi riscoperta della tradizione e ritorno all'essenziale

Preparare la tavola con attenzione, condividere da madre in figlia la preparazione di una ricetta o mangiare i pomodori solo d'estate: tutti gesti a rischio "d'estinzione", se non già trascurati.
Il giornalista eno-gastronomico Paolo Massobrio ha fatto dell'emergenza domestica il suo cavallo di battaglia: da 5 anni, il suo libro "Adesso - 366 giorni da vivere con gusto" si spende per la salvaguardia dei riti familiari come da vecchia agenda-almanacco, suddiviso per giorni e ricco di consigli utili sull'economia domestica, la cura dell'orto e con ricette. Ieri pomeriggio all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, la presentazione dell'edizione 2012 del volume è stata accompagnata da una tavola rotonda organizzata dal neonato Club di Papillon del Ducato di Parma e Piacenza e moderata dal preside della Facoltà di agraria dell'Università Cattolica Lorenzo Morelli. A confrontarsi sul tema del ritorno alle origini e alle tradizioni del gusto familiare sono stati, con Massobrio, gli assessori provinciali Filippo Pozzi e Andrea Paparo e il direttore delle comunicazioni sociali della Diocesi don Davide Maloberti.
«Le tradizioni che ci hanno trasmesso i genitori e i nonni servono a farci sentire parte di un tutto, di una tradizione - introduce Massobrio -. Così vale, ad esempio, per i frutti di stagione: i cachi si possono mangiare soltanto a novembre. Chi ci vuole insegnare a consumare gli stessi alimenti asetticamente perfetti per tutto l'anno persegue un progetto diabolico. In questo momento di crisi siamo tutti chiamati ad un'assunzione di responsabilità, per ritornare alla tradizione e recuperare quegli elementi che servono a rafforzare la famiglia: dialogare e raccontare durante la cena, piuttosto che "saltare" i pasti».
Don Maloberti cita il rigore dei monaci benedettini e fa notare come «condividere i compiti casalinghi coi figli li responsabilizza», Pozzi invita a «riprenderci un mondo che è sempre stato nostro e che abbiamo dovuto abbandonare per stare al passo con la globalizzazione: Piacenza, grazie a strutture come il campus agro-alimentare, permette ai giovani di riscoprire le tradizioni». E precisa: «Dopo un periodo di confusione, oggi abbiamo la fortuna di avere un consumatore attento che torna a pretendere l'aspetto identitario della produzione, la sua qualità». Eppure, come ribadisce Paparo, «negli anni siamo andati verso un abuso di consumismo: ci aspetta una battaglia culturale fatta di autocritica e la crisi è oggi l'occasione migliore che poteva capitare». Un aspetto su cui lo stesso Massobrio concorda pienamente. «Credo che il momento sia positivo, perché ci costringe a "tenere" solo l'essenziale. Nel frigorifero non c'è più spazio per il superfluo».

Cristian Brusamonti

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