Domenica 13 Novembre 2011 - Libertà
L'editorialista del "Corriere" parlerà della sua esperienza da Mosca a Lisbona ospite della Fondazione di Piacenza e Vigevano e del Goethe Zentrum
Nel 2010, l'editorialista del Corriere della sera e scrittore Beppe Severgnini e Mark Spörrle di Die Zeit hanno attraversato l'Europa da nord a sud in treno: partendo da Berlino sono giunti a Palermo, con la collaborazione del Goethe Institut, associazione cha ha tra i suoi scopi anche quello di raccontare il Vecchio Continente attraverso un punto di vista italiano e uno tedesco, confermando o confutando stereotipi e luoghi comuni legati all'immagine di ogni Paese.
Un anno dopo Severgnini e Spörrle sono partiti per un nuovo viaggio in treno attraverso l'Europa, questa volta da Mosca a Lisbona, da est a ovest, seimila chilometri in due settimane (dal 29 aprile al 14 maggio 2011) con tappe a Kiev, Cracovia, Praga, Vienna, Zurigo, Lione, Marsiglia, Barcellona e Madrid. Severgnini e Spörrle hanno tenuto un blog e girato un video di tre minuti con la regia di Gianni Scimone. E martedì sera all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, in via Sant'Eufemia 12, Beppe Severgnini, proprio su iniziativa della Fondazione, del Goethe Zentrum e di Vabene, illustrerà il resoconto del viaggio che - come sostiene Milena Tibaldi, responsabile piacentina del Goehte Zentrum, «rientra nell'iniziativa "Va bene? La Germania in Italiano - Italien Auf Deutsch", un progetto biennale del Goethe Institut, rivolto a giornalisti, opinionisti e vignettisti dei due Paesi, che ha lo scopo di avvicinare curiosità e nuove culture».
E c'è da essere sicuri che sarà una serata ricca di interesse e di curiosità, perché Severgnini è un grande affabulatore, un personaggio poliedrico e ricco di esperienze e soprattutto molto attento ai cambiamenti, alle trasformazioni, alle mutazioni in atto nel vecchio continente. «Consiglio a tutti di prendere un treno e girare l'Europa. Capirete i molti comuni denominatori e i pochi - spiega Beppe Severgnini nel suo blog - egoistici motivi per cui litighiamo tra noi». Aggiunge che molto spesso «l'aereo semplifica e inganna: bisogna veder le facce cambiare a ogni stazione». Come dire che bastano dieci giorni e un compagno di viaggio con gli occhi curiosi per ritrovare un mondo, un universo perduto, un modo di capire e leggere nuovi e vecchi luoghi. Aggiunge: «I treni sono un'idea classica, invulnerabile alle mode, come la bicicletta e l'orologio con le lancette. Sono culle e luoghi di pensiero, dove ci si può abbandonare a ogni fantasia (tanto guida un altro). Sono sale ambulanti di lettura».
E allora vengono in mente i viaggi sull'Orient Express, un'Europa che guardava alle proprie tradizioni e ai propri gioielli urbanistici, le stazioni di una volta. Prosegue Severgnini: «Diceva Rilke: come si sta bene in mezzo agli uomini quando leggono. Perché non sono sempre così? È un'ottima domanda senza risposta. Possiamo dire che gli uomini - e le donne, in misura minore - sui treni si comportano bene. Poi scendono e fanno le cose cui hanno pensato in viaggio. E qui cominciano i problemi».
Severgnini, che martedì sera racconterà queste esperienze, ha provato la Transiberiana (Mosca-Pechino), la Transaustraliana (Sydney-Perth), un viaggio da Helsinki a Istanbul e molti Milano-Roma che gli sono parsi altrettanto esotici. «L'anno scorso ho viaggiato da Berlino a Palermo - commenta sempre sul suo blog - per il Goethe Institut, col collega Mark Spörrle di Die Zeit, che mi ha insegnato ad analizzare un treno come se fosse il luogo di un delitto, manco fossi Agatha Christie. Appena sale in carrozza, Mark si precipita a studiare i bagni, e torna con una perizia minuziosa».
Il fascino e la suggestione di guardare una mappa, salire su un treno, attraversare un continente da Mosca a Lisbona. Essere adulti e fare, ogni tanto, cose da ragazzi. Come dire che i treni sono un grande palcoscenico ambulante, in cui cambiano gli attori e gli sfondi. Un tempo, sul finire della Belle Epoque, chi se lo poteva permettere, viaggiava su vagoni extra-lusso. «Oggi è diverso - conclude - i treni ucraini non sono lussuosi e la nostra epoca, diciamolo, non è poi così bella. Anche se l'Europa illuminata, di notte, è ancora commovente». Insomma, una sorta di invito, da parte di Beppe Severgnini, a riscoprire itinerari e percorsi attraverso i treni, metafore di epoche lontane, ricche di fascino.
Mauro Molinaroli