Mercoledì 16 Novembre 2011 - Libertà
«I treni, un grande palcoscenico»
Beppe Severgnini racconterà il suo viaggio da Mosca a Lisbona
Appuntamento imperdibile, questa sera in Fondazione, con il giornalista Beppe Severgnini
piacenza - Beppe Severgnini è un grande affabulatore, un personaggio poliedrico e ricco di esperienze e soprattutto molto attento ai cambiamenti, alle trasformazioni, alle mutazioni in atto nella società italiana e non solo. E questa sera all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano in via Sant'Eufemia 12, proprio su iniziativa della Fondazione, del Goethe Zentrum e di Vabene, illustrerà il resoconto del viaggio in treno attraverso l'Europa, da Mosca a Lisbona, seimila chilometri in due settimane (dal 29 aprile al 14 maggio 2011) insieme a Mark Sporrle di "Die Zeit"con tappe a Kiev, Cracovia, Praga, Vienna, Zurigo, Lione, Marsiglia, Barcellona e Madrid. Severgnini e Sporrle hanno tenuto un blog e girato un video con la regia di Gianni Scimone. Si tratta di un progetto biennale del Goethe Institut, rivolto a giornalisti, opinionisti e vignettisti dei due Paesi, che ha lo scopo di avvicinare curiosità e nuove culture.
Com'è nata l'idea di un viaggio in treno attraverso l'Europa, un viaggio d'altri tempi, retrò per certi aspetti?
«Un'iniziativa nata dal Goethe Institut, che ha preso e catturato non solo me ma anche il mio compagno di viaggio, Mark Sporrle. Mi creda, è stato suggestivo: guardare una mappa, salire su un treno, attraversare un continente da Mosca a Lisbona. La riscoperta della prima gioventù. Gli adulti devono fare, ogni tanto, cose da ragazzi; e le fantasie ferroviarie, diciamolo, non sono tra le più insidiose. I treni sono un grande palcoscenico ambulante, in cui cambiano gli attori e gli sfondi. I volti delle persone, le stazioni ferroviarie, i paesaggi che mutano, le emozioni che nascono e la voglia di catturare tutto il possibile. Non so ancora se da questo viaggio tirerò fuori un libro. In vita mia ho provato la Transiberiana (Mosca-Pechino), la Transaustraliana (Sydney-Perth), un viaggio da Helsinki a Istanbul e molti Milano-Roma (altrettanto esotici). L'anno scorso, per il Goethe Institut, ho viaggiato da Berlino a Palermo sempre con il collega Mark Spörrle di Die Zeit, che mi insegnato a analizzare un treno nei minimi dettagli, manco fossi un investigatore».
Un viaggio alla ricerca di tradizioni, abitudini, situazioni, luoghi, ma anche di emozioni perdute e poi ritrovate…
«Quei tredici giorni mi hanno confermato quello che ho visto in trent'anni di mestiere, di giornalismo e di viaggi. Cambiare ogni notte - quattro lingue slave, poi due città in tedesco, poi due francesi, poi due spagnole - spinge il cervello a cercare comuni denominatori. Si diventa gli americani di se stessi. Un buon esercizio, ogni europeo dovrebbe provarlo di tanto in tanto. L'Europa esiste e si somiglia. Non serve ergere muri e arroccarsi sui campanili, questo nostro continente è meraviglioso anche se non abbiamo una politica estera comune, ma questo è un errore e anche se come lamenta qualcuno, l'introduzione dell'euro è stata un'operazione calata dall'altro. Ma la moneta comune, il cellulare che suona comunque, le lingue mescolate e comprensibili, le destre populiste e le sinistre sciatte, le stazioni illuminate di notte, la polizia con gli stessi sguardi non così severi, i bar e i menu, le grandi cattedrali erette da grandi peccatori: tutto ricorda al viaggiatore che l'Europa c'è. Cracovia non è Barcellona e non è Zurigo. Ma c'è pur sempre un senso comune e questo lo avverti, almeno questo è successo a me in treno».
L'anno prossimo ci sarà una nuova avventura?
«Sì, ma sarà una storia diversa, legata soprattutto all'evento delle elezioni negli Stati Uniti. Percorreremo dall'Atlantico al Pacifico, negli Stati Uniti, i luoghi in cui avrà luogo la campagna elettorale americana. Chicago, l'Illinois, l'Ohio, sarà un lungo e articolato viaggio in un mondo molto diverso, in una realtà che solo il treno e i contatti umani possono consentirti di conoscere e credo proprio che sarà una bella avventura e sarà interessante capire com'è cambiato questo grande Paese negli ultimi quattro anni».
Mauro Molinaroli