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Giovedì 17 Novembre 2011 - Libertà

«Viaggiando in treno si capisce l'Europa»

Severgnini con il tedesco Sporrle in Fondazione raccontando un'avventura speciale





Due momenti della presentazione dell´incontro con Severgnini, l´altra sera in Fondazione foto ...
di MAURO MOLINAROLI
Una premessa. Da qualche tempo scrittori e gente di cultura catturano, nelle viarie manifestazioni che coinvolgono il territorio, l'attenzione di un pubblico davvero straordinario. Era accaduto con Dacia Maraini e Carla Signoris qualche tempo fa nell'ambito de "I giorni di Pucheria" ed è successo l'altra sera all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano per Beppe Severgnini.
L'editorialista del "Corriere" riscuote grandi consensi di moltissimi affezionati lettori che lo seguono assiduamente. Perché è un commentatore di costume che riesce a coniugare ciò che siamo, coi nostri tic, le nostre manie e le nostre qualità, un mondo sempre più globalizzato di cui Severgnini si fa divulgatore. Sa arrivare al cuore della gente, sa sdrammatizzare e sa farsi comprendere. L'altra sera l'Auditorium di via Sant'Eufemia era gremito, un vero e proprio assalto alla diligenza per l'iniziativa promossa dal Goethe Institut rappresentato da Milena Tibaldi e da Anna Chiara Gesotti, grazie alla quale Severgnini e Mark Sporrle, giornalista di "Die Zeit" hanno attraversato l'Europa in treno da Mosca a Lisbona, raccontando il Vecchio Continente confermando o confutando stereotipi e luoghi comuni legati all'immagine di ogni Paese.
Facendo tappa a Kiev, Cracovia, Praga, Vienna, Zurigo, Lione, Marsiglia, Madrid Barcellona, Severgnini e Sporrle hanno tenuto un blog e girato un video di un'ora a cura di Gianni Scimone e Soledad Ugolinelli, che racchiude il senso di un viaggio, che non sta nella meta ma nel capire ciò che unisce questi Paesi, quest'Europa che sembra avere un'identità complessiva e complessa, affascinante, gonfia di storie.
In una serata ricca di interesse e di curiosità coordinata dal giornalista Oliviero Marchesi, il pubblico ha avuto modo di vedere il lungometraggio girato durante il viaggio, attraverso città e soprattutto stazioni. Un'ora di immagini in cui i due giornalisti catturano l'attenzione della gente tra arrivi e partenze, tra città che cambiano pelle e tradizioni. Severgnini è un grande affabulatore, un personaggio poliedrico e ricco di esperienze e soprattutto molto attento ai cambiamenti, alle trasformazioni, alle mutazioni in atto in Europa. Ci saremmo aspettati qualche commento in più, qualche aneddoto, qualche riflessione. Invece grande spazio alle immagini, e meno ai commenti: «Consiglio a tutti - ha detto Severgnini - di prendere un treno e girare l'Europa. Capirete i molti comuni denominatori e i pochi egoistici motivi per cui litighiamo tra noi».
Ha aggiunto che molto spesso l'aereo semplifica e inganna: «Bisogna veder le facce cambiare a ogni stazione». Come dire che bastano dieci giorni e un compagno di viaggio con gli occhi curiosi per ritrovare un mondo, un universo perduto, un modo di capire e leggere nuovi e vecchi luoghi: «I treni sono un'idea classica, invulnerabile alle mode, come la bicicletta e l'orologio con le lancette. Sono culle e luoghi di pensiero, dove ci si può abbandonare a ogni fantasia (tanto guida un altro). Sono sale ambulanti di lettura». Nelle immagini del viaggio di Severgnini più che sull'Orient Express, veniamo catapultati in un'Europa che guarda al presente, alle proprie tradizioni e ai propri gioielli urbanistici, le stazioni sono espressioni cosmiche. Non sappiamo se da questa esperienza uscirà un libro, abbiamo avuto però l'impressione che dietro questo viaggio non ci sia soltanto il sapore della nostalgia, dei viaggi di una volta. C'è qualcosa di più. Ci sono poesia e il desiderio di capire il macrocosmo di un'Europa che dovremmo apprezzare di più.

Mauro Molinaroli

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