Venerdì 18 Novembre 2011 - Libertà
«Far emergere le potenzialità dei giovani»
Stasera in Fondazione incontro con il filosofo e pedagogista Miguel Benasayag
piacenza - È un'intelligenza militante che combatte per una visione del mondo Miguel Benasayag: un filosofo che al confino nella torre d'avorio ha preferito la militanza nella guerriglia guevarista, l'arresto e la tortura e poi l'interesse per le scienze umane, in particolare i problemi legati all'infanzia e all'adolescenza. Stasera alle 21 all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano Benasayag interverrà sul tema "L'epoca delle passioni tristi", che fra l'altro riprende il titolo di un libro pubblicato nel 2007 dallo stesso filosofo con Gérard Schmit per i tipi di Feltrinelli: l'evento affronterà il disagio della vita di quartiere, della scuola e delle relazioni familiari che i "terapeuti della crisi" come Benasayag e Schmit sono chiamati ad affrontare.
La sofferenza non è legata solo a cause psicologiche, ma è riconducibile a un "tracollo" del principio di autorità dato che la relazione con l'adulto è percepita come simmetrica, alla pari, non più in grado di costituire un senso e un contesto propizi alla relazione: ecco allora la necessità di rivolgersi agli specialisti di fronte a "bambini padroni" percepiti come tirannici, violenti e indomabili. Ma se la situazione familiare si trasforma in uno psicodramma permanente già negli anni dell'infanzia, cosa succederà quando il figlio sarà cresciuto e avrà raggiunto l'età dell'adolescenza? È questa la domanda che tanti genitori si pongono e alla quale il pedagogista ha cercato di dare una risposta: "Oggi - sostiene Benasayag - gli adulti hanno interiorizzato il fallimento degli ideali connessi alla visione messianica del futuro e condividono la convinzione opposta, e ormai dominante, di un domani carico di minacce. I genitori temono davvero l'avvenire e quindi cercano di formare i loro figli in modo che siano "armati" nei suoi confronti".
A cambiare è allora l'approccio all'educazione delle nuove generazioni, intesa non più come un invito a desiderare il mondo: al contrario si educa in funzione di una minaccia, si insegna a temere il mondo, a uscire indenni da pericoli incombenti.
La strada proposta da Benasayag però è diversa e passa attraverso un'educazione alla cultura che è creazione di legami sociali e di pensiero, attivazione del piacere delle cose "inutili", costruzione del futuro sulla "fragilità" con una terapia del "legame", la quale accetti la complessità individuale e sappia far emergere le "potenzialità" dei giovani: il pedagogista propone dunque di ridare ai ragazzi un senso del tempo e dell'arte della vita, contrapponendo alle passioni tristi quelle gioiose.
Betty Paraboschi