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Lunedì 21 Novembre 2011 - Libertà

Pasetti: «Con "Gang" studiamo il bullismo in una forma epica»

piacenza - «In Italia pullulano scuole di teatro che sfornano pseudo-attori. La Società Filodrammatica Piacentina è diversa». Parola di Laura Pasetti. Se a dirlo è lei, regista, docente al Piccolo di Milano e attrice pluripremiata nonché fondatrice del Charioteer Theatre a Forres in Scozia con il quale ha proposto una fortunato e memorabile Shakespeare' Situations proprio insieme alla "Filo" qualche anno fa, c'è da crederle: per chi frequenta il sodalizio di via San Siro infatti Laura Pasetti è una vecchia conoscenza che da anni è protagonista di alcuni stage di approfondimento legati alla pratica scenica. L'ultimo, con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, si è concluso proprio l'altro giorno e ha visto partecipare attori e allievi attori (Alice Podrecca, Marta Donati, Eugenia Delbue, Anna Rosa Zanelli, Cecilia Tirelli, Valentina Ghelfi, Beatrice Prandini, Rebecca Sola, Federica Ombrato, Graziella Riomondi, Paola Santini, Domenico Sannino, Lorenzo Segalini, Maurizio Cammi, Michele Bonvini, Luca Moncaleano e Nando Rabaglia). In tutto 17 attori con esperienze ma soprattutto età diverse, dai 17 ai 45 anni: ad accomunarli il lavoro durato una settimana su un testo di drammaturgia contemporanea, Fleeto di Paddy Cunneen tradotto felicemente da un gruppo di giovani laureate e laureande della Statale di Milano che hanno anche scelto il titolo Gang.
«È il racconto in versi, dunque secondo un linguaggio antico e la struttura della tragedia epica, di un fatto contemporaneo, quello dei meccanismi che regolano un gruppo di giovani bulli» ha spiegato la Pasetti durante una pausa del laboratorio, «proprio per questo motivo è un testo che mi è piaciuto subito. Mi piace mettere in scena delle opere in cui il testo e gli attori sono predominanti e l'evocazione dei personaggi è affidata agli interpreti: in Gang accade proprio così».
Come si è sviluppato il lavoro con il gruppo?
«Il testo è diventato uno strumento per sperimentare e ricercare un processo creativo: abbiamo lavorato sull'ascolto e sulla percezione dello spazio a livello collegiale, privilegiando un approccio corale utile per sperimentare le energie degli attori».
Da tanti anni si occupa di questi laboratori di pratica d'attore: stavolta come è andata? Che idea si è fatta dei partecipanti alle attività della "Filo"?
«Ci sono molti giovani talentuosi e motivati che hanno percepito e messo in pratica gli esercizi e suggerimenti dati. Del resto alla Società Filodrammatica ho sempre trovato un buon livello: da parte di chi partecipa ho riscontrato in ogni laboratorio la volontà e il desiderio di imparare e di mettersi in gioco. Importante al proposito è anche il lavoro della direzione artistica della Filo che offre alla compagnia la possibilità di farsi un'idea sul teatro non in una sola direzione».
Fra i vari attori della Filo che ha seguito, una, Letizia Bravi, è stata ammessa recentemente alla scuola del Piccolo Teatro di Milano e ha dichiarato che proprio a lei deve tutto.
«Sono felice per lei, ma anche per me. È stata una grande soddisfazione vederla ammessa al Piccolo perché, seguendola nel suo percorso, mi sono accorta degli ottimi risultati che riusciva a portare a casa: ora le auguro il meglio. Certo non mi sono meravigliata più di tanto dato che è un'allieva della "Filo": nel Paese pullulano le scuole di teatro che sfornano degli pseudo-attori con pochi stimoli teatrali diversificati, ma la Società Filodrammatica è diversa».
Tornando a "Gang", la traduzione delle "Babel Sisters" ha trasformato l'originale pentametro in un'alternanza di settenari ed endecasillabi: c'è stata qualche difficoltà a recitare in versi?
«Per gli scozzesi, con i quali sto lavorando su questo testo in vista del debutto del 4 febbraio al Piccolo Teatro, il pentametro è una risorsa importante, una sorta di rap dell'antichità che permette di sostenere l'energia dell'attore. Il metro italiano invece sembrerebbe un limite, ma lo è solo all'apparenza perché in realtà esalta lo stato dell'interpretazione».
Alla recita milanese parteciperanno anche alcuni piacentini del laboratorio: continua dunque la collaborazione fra la "Filo" e il Charioteer Theatre?
«Assolutamente sì, e anzi vorrei che diventasse una sorta di abitudine».

Betty Paraboschi

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