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Lunedì 21 Novembre 2011 - Libertà

"I promessi sposi", un'interessante analisi e letture con Sannino e la Bisi in Fondazione

piacenza - All'auditorium Santa Margherita, nell'incontro conclusivo del ciclo di letture da I promessi sposi, organizzato dal Servizio di formazione permanente dell'Università Cattolica e dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, con la direzione scientifica di Pierantonio Frare, si sono ripercorsi temi che attraversano l'intero capolavoro manzoniano, considerato dalla critica - come ha ricordato Monica Bisi, dell'Università Cattolica, nella sua analisi del capitolo XXXV - un romanzo di formazione.
Non è tale per Lucia, «perfetta fin dall'inizio», mentre si compie una presa di coscienza per Renzo e altri personaggi, quali padre Cristoforo, Gertrude e l'Innominato, ognuno di loro al centro dei precedenti appuntamenti ospitati in Fondazione.
«A ciascuno - ha osservato Bisi - sono dedicati capitoli particolari, ma non a Renzo, l'eroe cercatore, il cavaliere errante dei poemi cavallereschi, la cui crescita interiore lungo tutto il romanzo», dallo scontro con l'avvocato Azzeccagarbugli alla notte nell'osteria della Luna piena, fino al contatto con la peste, da cui Tramaglino guarisce. «Attraverso queste esperienze, Renzo assume una forma sempre nuova che lo cambia» ha detto Bisi, con diretta allusione alle parole di Sant'Agostino, che paragonava la conversione a un'acquisizione di forma.
Nel capitolo XXXV, che è stato letto dall'attore Domenico Sannino a suggello dell'iniziativa, si assiste proprio alla conversione di Renzo, in analogia con quanto sperimentato da Lodovico-padre Cristoforo nel capitolo IV del romanzo. L'effetto sarà il ritrovarsi di Renzo e Lucia che però non è - ha avvertito Bisi - il traguardo definitivo. Piuttosto «sposta ripetutamente la storia nel futuro». Per questo Frare individua nei Promessi sposi una serie di «strutture inquiete», che «rilanciano continuamente la fine», in quella che si configura come una «rappresentazione dell'inquietudine che abita nell'uomo».
Il ricongiungimento con Lucia sembra comunque «subordinato a una prova molto dura: un nuovo faccia a faccia con don Rodrigo, l'antagonista, il cattivo, che però non verrà sconfitto come nei poemi cavallereschi, ma reintegrato nella storia», con l'aiuto di padre Cristoforo. Quella di Renzo al lazzaretto di Milano appare dunque «una discesa agli inferi che, come il viaggio dantesco, porterà il personaggio a capovolgere il suo punto di vista».
Siamo a uno snodo fondamentale della vicenda, come viene confermato dalla descrizione del cielo di Milano, «rappresentazione della dimensione interiore dei nostri personaggi», e dall'aspetto di padre Cristoforo, «un uomo che sta raggiungendo la pienezza della carità», ossia, in una prospettiva cristiana quale è quella del romanzo, la santità. Renzo, che inizialmente covava propositi di rivalsa, arriverà a scoprire un altro tipo di giustizia, unita alla misericordia, capace di creare rapporti inediti invece di interromperli. «Il perdono è l'opposto della vendetta. Perdonare è la sola reazione che non si limita a reagire, ma agisce in maniera nuova e inaspettata».

Anna Anselmi

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