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Mercoledì 8 Giugno 2011 - Libertà

Le ragioni degli altri a Rottofreno come a Milano

Il commento sul risultato del voto

di VITTORIO MELANDRI
Èpassato un anno, 10 giugno 2010, da quando Franco Loi è stato ancora una volta ospite di Piacenza. Invitato all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano per formulargli gli auguri per i suoi ottant'anni, si è colta l'occasione per una "conversazione di Franco Loi con Maurizio Meschia", organizzata e introdotta da Stefano Pareti, e non a caso proposta sotto il titolo: "Franco Loi e Piacenza, una lunga amicizia". Al volgere della serata, prima dei calorosi commiati il poeta ha raccontato anche del suo rapporto con la politica, e citando un suo compagno di percorso ne ha citato l'opinione: "Franco, mi ha detto, tu non sarai mai un politico …". Ed ha poi continuato, testuale, come è possibile ricavare dalla registrazione: "è vero …è così tu non sarai mai un politico e (da) allora so di non poter essere un politico, perché oggi un politico deve innanzi tutto… avere una grande stima di sé…. superiore a quella che è la conoscenza di sé…stima di sé che non vuol dire conoscenza, vuol dire semplicemente (che) del suo piccolo io, lui ha una grande stima, e poi, e poi occorre passar sopra la vita degli altri …tutti citano Machiavelli…ma Machiavelli dice una cosa che è fondamentale, dice che l'uomo politico, il Principe, può fare qualsiasi cosa, anche uccidere, rubare, qualsiasi cosa… però c'è un piccolo però, lo può fare solo nell'interesse della comunità, e questo è quello che si dimentica oggi in politica, e vuol proprio dire che siamo in una società in decadenza, dove l'interesse della collettività interessa molto meno dell'ambizione personale e del successo personale, e questo non è vera e propria politica, la politica è tenere presente comunque il bene della polis il bene della città, e se no che politica è, se no diventa quello che vediamo oggi intorno a noi.. ". Queste parole mi sono tornate alla mente, ascoltando nello stesso Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Piergiorgio Bellocchio e Gianni D'Amo di cittàcomune, che ospitavano Lanfranco Bolis e Goffredo Fofi, per parlare di un libro che Sellerio editore ha rieditato nel mese di gennaio di quest'anno, "Il viaggiatore leggero - Scritti 1961-1995" di Alexander Langer. Da semplice lettore quale sono posso solo caldeggiarne la lettura, ma nell'introduzione di Goffredo Fofi leggo un pensiero che rimanda alla tragica attualità che stiamo vivendo, e che appunto mi ha ricordato quanto affermato dal poeta Loi, queste le parole di Fofi: "Il progetto semplicissimo e immenso di far da ponte tra le parti in lotta, che ad Alex costò infine la vita, è fallito e continua a fallire in un mondo dove le incomprensioni permangono e prosperano gli odi, sollecitati dai diversi poteri e dal peso dei torti ricevuti e fatti, di una memoria di gruppo che, invece che rendere aperti, rende più chiusi alle ragioni degli altri. " Sarò ingenuo, ma non credo che aprirsi alle "ragioni degli altri" sia una pratica possibile solo alla condizione di possedere il dono di una fede in un trascendente al di là; credo al contrario sia un modo per sopravvivere meglio nell'al di qua, perché per quanto "gli altri" siano anche nostri naturali competitori, le loro ragioni possono essere utili persino al nostro più gretto egoismo. Per restare ad un prosaico recente passato, proprio l'apertura alle ragioni "dell'altro" De Magistris, e "dell'altro" Pisapia, della "memoria di gruppo" dei nativi elettori del PD, ha determinato il risorgere della speranza in un paese dove da vent'anni trionfano politicamente gli egoismi più ottusi, compresi quelli che suggeriscono di fare le primarie solo avendo la certezza di vincerle, e che altresì suggeriscono, una volta perse, di fare come a Rottofreno (Piacenza), anziché come hanno fatto Stefano Boeri a Milano, e i compagni più saggi del PD di Napoli. È altresì di queste ore, anche un altro segno di speranza, da cogliere come un fiore, sbocciato nel dialogo fra Claudio Magris e il sig. Presidente della Repubblica, che riprendendo appunto parole di Magris, sottolinea in una lettera aperta che "la democrazia è tale in quanto sappia «mettersi nella pelle degli altri, pure in quella di quei naufraghi in fondo al mare»". Mi permetto di accostare e di chiosare quanto sopra richiamato, le ragioni degli altri racchiuse nella pelle degli altri, e le nostre ragioni racchiuse nella nostra pelle, sono la sola materia prima da utilizzare per fra crescere una comunità come la nostra che, prima che economicamente, è moralmente, culturalmente ed eticamente, che da troppo tempo ha smesso di crescere.

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