Giovedì 23 Giugno 2011 - Libertà
Mortilla, viaggio da Manzoni a Tomasi di Lampedusa
piacenza - Il "gran lombardo" contro i siciliani. Chi vincerà? La storia, senza dubbio. La solita, secondo Salvatore Mortilla, critico piacentino che proprio al romanzo storico ha dedicato la sua rassegna Ora che l'Italia è fatta…: il ciclo di incontri si è concluso nell'Auditorium della Fondazione con una conferenza intitolata La solita storia nella quale Mortilla ha operato un confronto tra il romanzo storico di Manzoni e quello antistorico di De Roberto e Tomasi di Lampedusa, allargando gli orizzonti ai 150 anni dell'Unità.
Partendo dal saggio di Vittorio Spinazzola intitolato Il romanzo antistorico, Mortilla ha preso in esame innanzitutto i procedimenti dominanti del romanzo storico che trova la sua migliore esemplificazione ne I Promessi Sposi: «A caratterizzare l'opera manzoniana, che si presenta come un componimento misto di storia e invenzione, sono il forte scarto temporale tra i fatti narrati, ambientati nel '600, e il tempo della lettura che è l''800, l'ideologia progressista, il narratore onnisciente e la tematizzazione della dialettica tra macro e micro-storia» ha spiegato lo studioso piacentino. In pratica il "gran Lombardo", secondo l'acuta definizione di Gadda, si fa portavoce di un messaggio ideologico in cui la storia è dominata dal progresso: il male esiste ma deve essere combattuto dalla fede nella Provvidenza. Diversa è invece l'ideologia antistorica dei romanzieri siciliani, che raccontano il fallimento del Risorgimento attraverso le vicende di una borghesia, quella isolana, contraddistinta da un asservimento morale verso l'aristocrazia e dall'assenza di una reale forza di rinnovamento: «Nei romanzi di De Roberto e di Tomasi di Lampedusa la storia è solo quella del potere e dei modi per sottomettere i più deboli: l'assenza di qualsiasi prospettiva escatologica porta a considerare la storia come la "solita storia"» ha spiegato Mortilla. Eppure questi romanzi hanno ancora qualcosa di attuale da insegnare: oltre all'amarezza per il rinnovamento mancato e l'immobilismo di una nazione corrotta, al di là delle speranze riposte in una nuova classe dirigente che sappia essere finalmente rispettabile e fiera della sua appartenenza borghese, Manzoni e i siciliani rivolgono il loro appello a tutti gli italiani. «Quello che è stato ieri oggi potrebbe ritornare, se troviamo semi buoni da piantare» canta la Consoli in quella ballata disincantata e poetica che è 'A finestra: ieri come oggi il seme buono è la cultura, ma è anche chi come Mortilla la sa trasmettere con chiarezza e onestà.
Betty Paraboschi