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Venerdì 17 Giugno 2011 - Libertà

«Il clima impazzito ci dice di agire»

Luca Mercalli presenta il suo libro "Prepariamoci" in Fondazione. L'incontro con il meteorologo di "Che tempo che fa" condotto da Laura Chiappa (Legambiente)

piacenza - Luca Mercalli, volto noto di una tivù d'intrattenimento e qualificata, è il climatologo che ogni sabato illustra il "tempo che farà" nella trasmissione di Fabio Fazio Che tempo che fa. Sarà ospite stasera alle 21 all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano in via Sant'Eufemia 12 per presentare il suo ultimo libro Prepariamoci (Chiarelettere), nell'ambito di un'iniziativa promossa oltre che dalla Fondazione, dalla libreria "Fahrenheit 451" con la collaborazione di Legambiente e dell'associazione "La pecora nera".
Mercalli nel suo libro non si limita a parlare di meteorologia spiccia: riesce, in pochi minuti, a lanciare segnali molto interessanti sull'evoluzione del nostro clima dovuta al surriscaldamento globale e a suggerirci cosa possiamo fare per invertire la tendenza di temibili cambiamenti in atto. In questa prospettiva Prepariamoci (Chiarelettere) è un vocabolo-esortazione a essere consapevoli sul nostro futuro. Mercalli è torinese, presiede la Società Meteorologica Italiana e dirige la rivista "Nimbus". Cura per "La stampa" la rubrica di meteorologia e clima. Tra i suoi ultimi libri: Filosofia delle nuvole (Rizzoli 2008), Che tempo che farà (Rizzoli 2009) e Viaggi nel tempo che fa (Einaudi 2010).
In questo suo libro lei tocca gli argomenti e analizza le varie sfaccettature in cui si declina la crisi epocale che ci troviamo ad affrontare.
«Il clima impazzito, l'ambiente in pericolo, l'energia sempre più costosa, le risorse naturali in calo, il cibo insufficiente per i bisogni del mondo, i rifiuti che ci sommergono, l'economia che annaspa sono realtà sotto gli occhi di tutti. E tuttavia non molte persone sono convinte di trovarsi sull'orlo di una catastrofe. Sono almeno quarant'anni che purtroppo non si agisce nei confronti di problemi scientifici già ben noti e segnalati da più parti».
La situazione ci dimostra che abbiamo tante crisi nel mondo, quella economica è quella che galleggia sopra tutte le altre.
«E' come avere tante spie accese sul cruscotto di un aereo. Le spie rosse sono accese, bisogna pensare ad un atterraggio di emergenza o a un paracadute. Sono quarant'anni che abbiamo questi segnali ma non abbiamo fatto nulla. Abbiamo pochi anni per farlo. Quello che dobbiamo progettare è un mondo dove sia possibile produrre il più possibile vicino a casa o sulla casa. Dobbiamo fare un passo di giusta misura, senza finire nelle radicalizzazioni del mercato attuale, così come nelle negazioni del progresso».
Che cosa dovremmo fare?
«La classe politica del territorio globale non sembra particolarmente informata né disposta al cambiamento di marcia che è oggi più che mai necessario. Questo nonostante le numerose sollecitazioni delle istituzioni scientifiche e perfino le numerose segnalazioni da parte delle Nazioni Unite perché si cambi l'approccio economico di una società, la nostra, sempre più sollecitata dalla crescita e dal consumo. Serve perciò una nuova coscienza collettiva dei problemi: nonostante la quantità enorme di errori commessi, ognuno può e deve fare qualcosa nel suo piccolo e tutti insieme, come scrivo nel libro, possiamo prendere in mano la situazione nelle piccole cose, nelle nostre case. Partendo dalle abitazioni, che devono essere meglio coibentate per sprecare meno energia. Assumendo abitudini più sane ed economiche in termini di consumo d'acqua, mobilità sostenibile, smaltimento e riciclaggio dei rifiuti e loro riciclaggio, uso crescente delle energie rinnovabili, anche la coltivazione di un orto è importante».
Dunque, tanti piccoli cambiamenti intelligenti possono servire a fare la differenza.
«Il pianeta in qualche modo evolverà, anche se la temperatura si alzerà di 4 o 5 gradi, quello che non riusciamo a comprendere è se la civiltà umana sopporterà questi cambiamenti, quindi il piano è per salvare la civiltà, noi stessi e le condizioni ottimali di vita sulla terra».

Mauro Molinaroli

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