Venerdì 13 Agosto 2004 - Libertà
Cavanna: "Gli embrioni di "scarto" la nuova frontiera della ricerca"
Scienza
In risposta al primo "sì" alla clonazione umana a fini terapeutici, Luigi Cavanna, primario dell'Oncologia piacentina, mette l'accento sull'importanza del raggiunto utilizzo degli embrioni "di scarto" delle operazioni fecondazione artificiale. "Molto spesso - spiega Cavanna - ci si dimentica di quella grande quantità di embrioni congelati rimasti inutilizzati a seguito della fecondazione in vitro di cui servirsi per la derivazione di cellule staminali". "E di fronte alla possibilità di servirsene - prosegue - per scopi scientifici e per il bene della ricerca, in alternativa ad una destinazione distruttiva, la soluzione e la scelta appaiono obbligate. In questa direzione si va a valorizzare il ruolo e l'utilità di embrioni dal destino segnato". "D'altro canto - continua - appare già piuttosto ampia la disponibilità di cellule staminali su cui lavorare provenienti dal sangue circolante nel corpo umano a disposizione di studiosi e laboratori". "Il problema etico è meno grave di quanto sembri - aggiunge poi - perché la clonazione in questo caso non viene considerata in chiave riproduttiva. E i risvolti sono contenuti rispetto al clamore suscitato". E relativamente ai recenti fatti di cronaca che hanno riportato il "sì" concesso in Inghilterra dalla Human Fertilisation and Embryology Autorithy alla licenza a procedere alla sperimentazione della clonazione per soli fini terapeutici, Cavanna rimarca: "E' stata ammessa la clonazione ad uso terapeutico, concessione che rimane ben lontana dall'ammettere la riproduzione di persone simili a sé stesse. D'ora in poi sarà possibile sostituire il nucleo di un uovo fecondato con quello di una cellula di un adulto, per poi procedere allo sviluppo dell'embrione". Il primario ricorda che gli embrioni clonati dovranno, secondo disposizione, essere distrutti prima del quattordicesimo giorno di età, per evitare sviluppi non compatibili e finalizzati allo scopo terapeutico. Si sofferma poi sulle grandi potenzialità di cura offerte dalle cellule staminali: "Sono cellule che presentano due grandi capacità: la riproduzione e la differenziazione a seconda del microambiente in cui sono inserite", ricorda. Il loro utilizzo nella cura di alcune gravi malattie apre nuovi orizzonti. "Le cellule staminali prelevate dal midollo emopoietico - riporta ad esempio Cavanna - e iniettate nelle coronariche si presentano di particolare aiuto per la riparazione dei tessuti cardiaci danneggiati. E altri importanti utilizzi sono contemplati nel campo della cura del diabete, del Parkinson, delle cardiopatie e dei tumori". Intanto a Piacenza, grazie ai finanziamenti della Fondazione di Piacenza e Vigevano, presso l'ospedale proseguono i prelievi di cellule staminali dal sangue periferico utilizzati per la cura di linfomi, leucemie e tumori alla mammella. "E i primi risultati appaiono incoraggianti", conclude Cavanna.
Ilaria Molinari