Venerdì 10 Giugno 2011 - Libertà
Gioie e dolori fra i divani dell'Ikea
I precari equilibri della vita di oggi raccontati dai ragazzi della Filo
piacenza - Le contraddizioni di una relazione amorosa, le tensioni sotterranee tra "amiche", le frustrazioni nascoste in un rapporto a due, le nevrosi e i desideri inconfessati, non aspettano la situazione ideale per emergere. Può accadere che le relazioni si spezzino o intreccino quando meno te lo aspetti: per esempio mentre stai scegliendo un divano, il letto per la tua nuova casa da sposato, le lampade a luci soffuse per una serata hot. Situazioni presentate in tanti quadri, ben amalgamati tra loro, a formare lo spettacolo Vite di compensato, mirabilmente messo in scena da ragazzi e ragazze (tutti di scuole superiori) che hanno partecipato alla scuola di teatro della Società Filodrammatica Piacentina, con il progetto In - Scena, curato da Corrado Calda con la collaborazione di Loredana Vallisa e il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Tanti applausi e tanto pubblico, per le due sere (ieri e mercoledì) di performance nella Sala delle Muse di via San Siro. Gli spettatori sono disposti attorno alla scena, ricavata al centro della sala. La scenografia la costruiscono gli attori: è fatta di una serie di sgabelli Ikea, che si compongono e ricompongono, per creare lettini e camerette, armadi e librerie; tutto grazie all'abilità degli attori e all'immaginazione di un pubblico di non addetti ai lavori (tanti i familiari e i compagni di classe) che si lascia conquistare dalle oltre due ore di spettacolo. Una vera girandola di volti e dialoghi incalzanti, movimenti e cambi scena ben calibrati.
Un crocevia di incontri che avviene in un non-luogo: un anonimo store dell'Ikea, dove si entra con il catalogo in mano e tante certezze in testa, e si esce con il cuore spezzato, gli occhi pieni di lacrime o la faccia rossa di rabbia. Il testo è recitato con bravura e freschezza da giovani che sono veri condensati d'emozioni. Ma qui c'è un merito in più: il lavoro è cucito addosso ai ragazzi, che conservano i loro veri nomi interpretando i vari personaggi. Quattro attrici - Giulia Anguissola, Sofia Carini, Marta Donati ed Eugenia Delbue - si sono sperimentate come drammaturghe, elaborando con sorprendente incisività in forma di copione teatrale (con la supervisione di Calda) le improvvisazioni dei compagni di laboratorio ricavate dagli spunti di un canovaccio di Edoardo Erba.
La chiave di lettura che lega le storie è fornita dalla Ministra della Felicità (Giorgia Spelta) quando accoglie il pubblico nel foyer, urlando a tutti che si assisterà al reality della felicità. Felicità che risiede nel non legarsi, non pensare, non farsi troppi problemi. Ma la complessità umana difficilmente si lascerà intrappolare nelle "vite di compensato". Nelle identità tutte uguali, negli obblighi delle convenzioni sociali. Gli stessi facchini dello store, riconoscibili per la maglia gialla che li uniforma, hanno in sé precari equilibri: c'è Alice (Podrecca) che aspetta di essere amata e Lorenzo (Fortunati) che fa equilibrismo tra donne diverse. Classica la storia del triangolo amoroso: si apprestano a sposarsi Clara (Strozzi) e Michele (Bonvini), se non ci mettesse lo zampino l'estrosa Talita (Ferri). C'è la coppia che scoppia per interessi divergenti: lui rocker nell'anima (Paolo Mazzara) e lei (Sofia Carini) commercialista in carriera.
Pronti per un bimbo, Angelica (Orsi) e Nicholas (Dennison), in ansia per comprare la cameretta al pupo (che non c'è). Ci sono le due sorelle Claudia (Meli) e Bea (Beatrice Prandini) che reagiscono come possono all'abbandono della madre: una rifugiandosi nel ricordo, l'altra nel mondo ovattato del Grande Fratello. Oppure le due amiche, Marta (Donati) e Martina (Sisti), l'una diversa dall'altra, ma inseparabili. Simbiotiche anche Giulia (Anguissola) e Ludovica (Rapisarda): è Giulia che pensa per entrambe. Nel rapporto finisce stritolata Caterina (Poggi), che vive di ideali ambientalisti materializzati nel suo roditore domestico, Govinda, ma che alla fine conquisterà Leo (Calori).
C'è un prima e un dopo, infatti, nella vita di questi personaggi, almeno in quelli che sono riusciti ad uscire dai meccanismi in cui li avevano imprigionati le circostanze. C'è persino chi (Bianca Pellizzon e Jesus) esce dai confini del suo corpo, e di lei-lui si innamora la leggiadra (solo all'apparenza superficiale) Eugenia (Delbue). Evoluzioni e involuzioni: nel secondo atto ritroviamo gli stessi personaggi due anni dopo. Non sono mai in bianco e nero: Clara è fidanzata fedele, ma cede di fronte alla tentazione di vendicarsi. Alice è ferita e diventa aggressiva. Ma alla fine qualcuno si salva: è chi rifiuta le vite di compensato, per provare a sognare, immaginare, sperare. E alla fine l'abbraccio con la mamma perduta (un cameo di Simona Fornari) - forse immaginata, forse in carne ed ossa - diventa possibile anche tra i divani dell'ikea.
Donata Meneghelli