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Martedì 10 Agosto 2004 - Libertà

Dare ai giovani segni tangibili del ricordo degli emigrati

La lettera del giorno

Gentile direttore,
mi è piaciuto leggere su "Libertà" la cronaca della festa organizzata a Vernasca per i piacentini emigrati che, durante l'estate, tornano nei luoghi d'origine che hanno lasciato tanti anni fa o per i loro discendenti, magari nati all'estero e con difficoltà a parlare italiano.
Avete giustamente scritto che si è trattato di "un abbraccio".
Inoltre proprio domenica ricorreva la Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo" e, la Prefettura ha invitato ad un minuto di raccoglimento, nella successiva giornata lavorativa sottolineando l'alto contenuto morale e civile della ricorrenza".
L'emigrazione all'estero ha riguardato anche tanti piacentini, soprattutto delle nostre montagne e sono convinto che sia importante, studiarne a fondo il fenomeno e farlo conoscere ai giovani. Questo per due motivi: sia come come conoscenza della nostra storia locale, legata ad eventi nazionali ed internazionali, sia come educazione all'accoglienza di chi oggi, come noi un tempo, lascia la patria e cerca lavoro in terra straniera.
So che altre feste saranno organizzate in questi giorni e, attraverso "Libertà", sensibile a questo tema, conosco le iniziative sia da noi, sia all'estero dell'associazione cultura Piacenza nel mondo, della Consulta regionale per l'emigrazione e della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Ma proporrei anche iniziative che coinvolgano, attraverso il finanziamento di ricerche, anche i giovani ed una testimonianza simbolica delle massime istituzioni provinciali, come la decisione comune di erigere una stele, un monumento, anche apporre una semplice lapide, ma in un luogo importante per la nostra comunità piacentina.
Un'idea potrebbe anche essere quella d'intitolare una via cittadina agli emigrati piacentini, al loro lavoro, al loro sacrifico e, nella stragrande maggioranza dei casi, alla positiva immagine che hanno dato della nostra provincia nei luoghi lontani dove si sono trasferiti.

Walter A.

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