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Giovedì 30 Giugno 2011 - Libertà

Davide Rossi di Fedro e Seba Pezzani soddisfatti. «Bene i concerti al Municipale ma forse per il blues sono più adatti spazi aperti come il cortile del Farnese»

piacenza - Si è conclusa la settima edizione del Festival blues Dal Mississippi al Po, inaugurata con la mostra fotografica di Frank Lisciandro dedicata a Jim Morrison, del quale il 3 luglio ricorreranno i quarant'anni della morte, e proseguita con un'intensa quattro giorni di concerti, presentazioni di libri e incontri.
«Siamo soddisfatti anche della risposta che c'è stata da parte del pubblico. La gente è arrivata, segno che la manifestazione è conosciuta» commenta Davide Rossi, presidente della cooperativa Fedro, organizzatrice della kermesse, che ha avuto due anteprime a Salsomaggiore, nell'ambito del festival Diciottoeventi, e a Milano. «Per la prima volta ci siamo spostati dal mese di maggio a giugno, che si è dimostrato per vari motivi più adatto e credo che manterremo questo periodo il prossimo anno». Una novità erano inoltre i concerti al Teatro Municipale: «Una location splendida, tutti gli artisti ci hanno fatto i complimenti per la sua bellezza, però con giornate così belle crediamo che per il blues sia più adatto un posto all'aperto. Speriamo di poter tornare, come in passato, nel cortile di Palazzo Farnese». Per il resto, Rossi evidenzia la qualità dei musicisti: «Abbiamo ospitato l'unica data italiana di Rick Estrin, un armonicista strepitoso, e per il concerto di Sonny Landreth abbiamo avuto richieste da un po' tutta l'Emilia e dalla Lombardia, ma si è dimostrata una grandissima sorpresa pure la programmazione artistica italiana. La piacentina Linda Sutti ha toccato il cuore di molti addetti ai lavori e chissà che il festival non si riveli per lei un buon trampolino di lancio. Abbiamo creduto qualche anno fa in Francesco Piu e Davide Speranza che adesso sono diventati i pilastri del festival. Fa piacere constatare quanto due giovani promettenti abbiamo messo bene a frutto il loro talento».
La cooperativa Fedro ha quindi espresso un ringraziamento a tutti coloro che hanno sostenuto il festival, «in particolare alla Regione Emilia-Romagna, alla Provincia di Piacenza e al Comune, alla Fondazione di Piacenza e Vigevano e ad Assiteca». Per chi, dopo aver ascoltato tanto blues, volesse sapere qualcosa di più sulle radici della musica nata alla foce del Mississippi, può attingere al libro Il blues del Delta, Postmedia editore, frutto delle ricerche compiute dall'etnomusicologo William Ferris a partire dal 1967 e adesso pubblicato in Italia dal festival blues piacentino. Ferris ricostruisce una lunga storia, dando voce agli umili bluesman del Sud degli Stati Uniti, che cantavano il loro dolore, la loro fatica, i loro amori infelici accompagnandosi con semplici strumenti, sulle orme dei griot della madrepatria africana. Il volume, che raccoglie anche fotografie e testi in inglese dei brani con la traduzione a fronte, è disponibile alla libreria Fahrenheit 451 di via Legnano 16, insieme alle opere dei numerosi scrittori del festival: da Peppe Lanzetta e la sua Infernapoli, Garzanti, a Massimo Carlotto (Alla fine di un giorno noioso, e/o), da Andrea Pinketts (Depilando Pilar, Mondadori) a Giacomo Cavalcanti (Viaggio nel silenzio imperfetto, Pironti), da Younis Tawfik ad Amara Lakhous (Un pirata piccolo, piccolo, e/o), da Linwood Barclay (Prima che sia troppo tardi, Piemme) a R. J. Ellory (Vendetta, Giano), Anthony Neil Smith (Yellow Medicine, Meridiano zero) e Michele Giuttari (Le rose nere di Firenze, Rizzoli), fino ai volumi freschi di stampa di Paolo Pasi (E il cane parlante disse bang, Spartaco), John Desmore (Riders on the Storm. La mia vita con Jim Morrison e i Doors, Arcana) e Joe R. Lansdale (Londra tra le fiamme, Fanucci, e Cielo di sabbia, Einaudi).
«Lansdale più che un ospite è un amico e un collaboratore, che ci tiene in contatto con gli Stati Uniti» aggiunge Rossi. Con Lansdale anche la figlia cantante Kasey e il figlio giornalista Keith, che insieme stanno lavorando al film Christmas with the Dead, tratto da un racconto di Joe, sceneggiato da Keith e interpretato da Kasey nelle vesti per lei inconsuete di attrice. Una commistione tra i linguaggi che è il filo conduttore del festival blues: «La creatività non ha confini, per questo abbiamo voluto che, accanto ai concerti, ci fosse una sezione letteraria» spiega il curatore di quest'ultima, Seba Pezzani. «Abbiamo unito le due sponde dell'Atlantico, chiamando scrittori appassionati di blues o che, nei loro libri hard boiled, richiamassero lo spirito di quella musica».

Anna Anselmi

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