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Giovedì 7 Luglio 2011 - Libertà

Una notte nella baraccopoli Reggi e Marazzi a Nairobi

Nella delegazione in Africa anche Dosi, Rispoli e Calciati

Non sarà una notte come tutte le altre. I letti a castello del Kivuli Center non sono quelli dell'Hotel Metropolitan. Kivuli, che in lingua swaili significa "rifugio", è un centro di accoglienza nel cuore della piccola baraccopoli di Riruta. E in questa sorta di oratorio - con infermeria, palestra e piccoli appartamenti - che è anche un'oasi di pace e di sicurezza, sarà accolta per l'unica notte africana la delegazione piacentina che assisterà sabato al concerto all'Uhuru Park di Nairobi.
Sono in partenza per una "36" ore concentratissima: il sindaco Roberto Reggi, presidente anche del comitato promotore della cordata benedica "Le vie dell'Amicizia 2011", il vice-presidente del comitato, Giacomo Marazzi, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, l'assessore comunale Paolo Dosi (Cultura), accompagnato dalla figlia Alisea, tra i fautori del progetto, Giovanna Calciati, consigliera comunale e membro del Cda dell'Orchestra Cherubini, il professor Marco Rispoli, in rappresentanza di Morpho che ha scelto di sostenere il concerto e la cordata.
Kivuli sarà un punto di vista di estremo interesse, anche se per una manciata di ore, sulla realtà africana che si vuol aiutare. Lungo le strade sterrate si dispongono accrocchi di casupole, negozietti tenuti su con due bastoni e un telo lacero, venditori che riciclano qualunque tipo di merce (a volte si fanno grandi affari con pochi scellini keniani), o propongono dolci fritti al momento, mentre i bambini giocano per strada fra cumuli di carbone per i fuochi e di pesciolini secchi. Ed è la sera il momento più bello, con piccole luci accese come in un villaggio di secoli fa. In missioni religiose alloggeranno tutti i partecipanti al viaggio, più di duecento persone, anche il maestro Muti ha scelto questa forma di accoglienza in armonia con il progetto. E sabato mattina, tutti al parco, aspettando anche l'arrivo di Francesca Lipeti con una rappresentanza delle donne maasai di Lengesim.

Patrizia Soffientini

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