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Sabato 28 Maggio 2011 - Libertà

«Giovani e devianze, occhio all'autodistruttività»

Coop Oltre, lo psicologo Maggiolini: meno violenza tra i ragazzi ma cresce l'uso di alcol e droghe

Il bullismo? Un fenomeno in calo. Sebbene inquietino sempre di più le famiglie e ricevano una costante attenzione da parte dei media, le prepotenze di cui si rendono protagonisti i giovani sembrano meno diffuse rispetto a qualche anno fa. Ciò che deve far suonare il campanello d'allarme è invece la crescente dipendenza da alcool e droghe.
«I dati relativi alla delinquenza minorile, facilmente consultabili, dimostrano che non c'è stato alcun incremento dei gesti aggressivi. Anzi, possiamo tranquillamente parlare di stabilità o addirittura decremento. I comportamenti devianti o antisociali oggi non si esplicitano in un'azione che porta alla violenza, alla trasgressione e alla contrapposizione, quanto piuttosto alla ricerca del piacere. Un atteggiamento comune tra gli adolescenti, ma che dev'essere preso in seria considerazione se perde la sua matrice esplorativa per culminare con quell'abuso di sostanze alcooliche e stupefacenti sempre più frequente». Lo sostiene Alfio Maggiolini, psicologo, psicoterapeuta, autore e docente all'università Bicocca di Milano intervenuto ieri alla conferenza "Quando i ragazzi sono difficili? ", organizzata dalla coop Oltre con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, del Rotary club Piacenza Farnese e di Globalchef. Scarsa empatia, impulsività, problemi di autostima e un narcisismo «dovuto ad una società complessa in cui è difficile trovare una prospettiva di sviluppo»: sono questi i tratti della personalità e i fattori comportamentali degli adolescenti «la cui crescita, relazione con il contesto circostante e capacità di adattamento sfociano in una condotta autodistruttiva». E' allora che i terapeuti entrano in azione con interventi preventivi. «A volte - spiega Maggiolini, che collabora anche con i servizi di giustizia minorile - si agisce quando la situazione è a rischio, altre invece quando in età da scuola media compaiono le prime difficoltà degli adulti nel gestire i disagi dei figli. O ancora si opera fin dall'infanzia negli ambiti famigliari più difficili». Determinanti sembrano essere infatti i rapporti con l'ambiente circostante, partendo dal contesto culturale più ampio fino ai rapporti più prossimi. Il fenomeno dei comportamenti "difficili" emerge anche tra i ragazzi di origine straniera «con modalità proprie a seconda del luogo e della cultura di origine». «In certe realtà italiane - precisa l'esperto - spicca tanto la prima quanto la seconda generazione».

Filippo Columella

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