Venerdì 20 Maggio 2011 - Libertà
Orto Botanico, un sogno che dura da vent'anni
La coop sociale di Alseno dà lavoro a persone svantaggiate
di DONATA MENEGHELLI
alseno - Prendere lavoro per dare lavoro, soprattutto a soggetti svantaggiati. E' l'obiettivo che fin dalla sua nascita si è posta la Cooperativa sociale l'Orto Botanico che domani festeggia i vent'anni dalla fondazione. Vent'anni nel segno della continuità per quanto riguarda l'obiettivo sociale, ma con tante novità e un futuro aperto quanto a settori di attività: la gestione della raccolta differenziata e dell'igiene pubblica nell'intera Valdarda, ad esempio, è un ambito d'azione nato e cresciuto nel terzo millennio, che si è andato ad aggiungere all'attività iniziale del vivaio e della produzione agricola (da qui il nome scelto per la cooperativa 20 anni fa) collocato, oggi come allora, lungo la via Emilia, ad Alseno.
Qui si scopre una vera oasi di silenzio, e insieme di lavoro, operatività e inclusione sociale; tutto a pochi metri dalla via Emilia che attraversa la nostra pianura sviluppata, ma oggi così messa a dura prova dalla crisi economica e dal fenomeno disoccupazione. E da quando è iniziata la crisi, ai soggetti svantaggiati normalmente impiegati all'Orto Botanico, ex tossicodipendenti ed ex alcolisti, persone invalide o con disagio psichico, si sono aggiunti anche immigrati espulsi dal mondo del lavoro, cassintegrati, disoccupati di lunga durata.
«Noi abbiamo un doppio prodotto - spiega il presidente della cooperativa Fabrizio Ramacci -. Il primo prodotto è il servizio che eroghiamo, come pulizia verde, vendita prodotti da vivaio, raccolta differenziata, custodia parcheggio pendolari di Piacenza, gestione del bar della Farnesiana. Il secondo, ancor più importante, è il servizio che svolgiamo per il reinserimento di persone svantaggiate nella società: diamo loro un reddito, ridiamo lavoro e dignità. E queste sono persone che altrimenti andrebbero in carico ai servizi sociali». Tecnicamente l'Orto Botanico è una cooperativa sociale di tipo B, regolata dalla legge numero 59 del 1992 che istituì questa forma di cooperazione: senza fini di lucro, poiché gli utili vanno tutti reinvestiti, ed ha come scopo il perseguimento "dell'interesse generale della comunità alla promozione umana ed all'integrazione sociale", offrendo "continuità di occupazione lavorativa e le migliori condizioni economiche, sociali e professionali per i propri soci, con particolare riguardo ai portatori di handicap, tossicodipendenti, ex carcerati ed ex semiliberi, emarginati e devianti in genere". Così recita lo statuto.
Oggi quella promozione umana si è allargata, arrivando ad includere quasi cento persone: nei quattro settori di attività, sono impiegati una novantina di lavoratori, a cui vanno aggiunti una dozzina di inserimenti con borse lavoro pagate dai servizi sociali del territorio. Il fatto che vengano messe al lavoro persone svantaggiate, non significa che le attività di impresa vengono svolte «in modo efficiente, economicamente concorrenziale e con contenuti di valore tecnico ed innovativo» come spiega il presidente.
Ramacci, che guarda all'innovazione e al futuro, ricorda bene gli inizi, perché lui in questa avventura c'è sin dal 1994: «Eravamo in quattro. Iniziai a lavorare al Garden (il vivaio, ndr) ». E tra i primi a far parte dell'avventura anche Stefano Mei Gentilucci, che lavora in vivaio sin dagli esordi: «Abitavamo qui. Io mi ero appena laureato in agraria e i miei amici di Milano, i fratelli Bertani fondatori dell'Orto botanico, mi chiamarono qui nel piacentino. E io accettai. Qui ho trovato l'amore e formato famiglia».
I fratelli Bertani comprarono i dieci ettari di terra sui quali oggi sorge la bella oasi di pace e solidarietà dell'Orto Botanico. Investirono mezzo miliardo di lire di allora. Persone facoltose e di grande sensibilità, capaci di mettere le loro risorse al servizio di un sogno. Un sogno che è realtà, viva e vivace, da ormai vent'anni. Ci sarà quindi di che festeggiare: lo si farà domani con una grande festa che vedrà tra i protagonisti anche i bambini, coinvolti in un concorso per le scuole. Perché quel sogno abbia un futuro.