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Lunedì 27 Giugno 2005 - Libertà

Il ricordo di Dacia Maraini e degli amici Citti e Zigaina

"Spudorato, sensibile e necessario"

La scrittrice Dacia Maraini è stata sposata allo scrittore Alberto Moravia, amico e collaboratore di Pier Paolo Pasolini, e ha vissuto, insieme al marito e al poeta friulano, quegli anni romani caratterizzati da un grande respiro creativo. Lo scorso anno la Maraini, ospite della rassegna Testimoni del tempo all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, così rispondeva alla domanda di Eugenio Gazzola, che le chiedeva un ricordo di Pasolini: "Pier Paolo è stato un amico, con il quale io e Alberto abbiamo fatto tanti viaggi, soprattutto in Africa, in India, nello Yemen. Talvolta questi viaggi gli servivano per trovare i luoghi dei suoi film. Era un amico ideale, una persona di poche parole che si controbilanciava con Alberto, il quale invece era un gran parlatore, uno a cui piaceva raccontare, perdersi nelle conversazioni, era spiritoso ed estroverso. Pier Paolo invece parlava pochissimo, ma diventava loquace quando si toccava il suo tema prediletto: il cambiamento antropologico del suo amato sottoproletariato, di cui ha parlato molto nei suoi libri. Era stato innamorato del sottoproletariato e lo frequentava, tutti i giorni stava lì in mezzo ai personaggi dei suoi primi film e dei suoi primi romanzi. Aveva idealizzato questo mondo, ma negli ultimi anni sosteneva - e questa era materia di discussione con Alberto - che aveva assunto i valori della borghesia ed era diventato borghese... Pasolini era un uomo che non credeva alla ragione, per cui il suo approccio alle cose era istintivo, sensuale. Per esempio, dal nostro viaggio in India nacquero due libri: uno di Alberto intitolato Un'idea dell'India, e uno di Pier Paolo intitolato Il sapore dell'India. Si capisce anche da questo il diverso approccio dei due: uno carnale, che passa attraverso gli odori, i sapori, come se la cosa più importante fosse immergersi in quel mondo più che capirlo; l'altro razionale, che si pone di fronte alla realtà munito di categorie mentali che si avvalgono della logica". Secondo Giuseppe Zigaina, collaboratore e amico del Pasolini regista, Pier Paolo va ricordato anche per gli aspetti più drammatici ed egocentrici della sua personalità: "Il mistero dell'omicidio di Pasolini? Io credo sia stato lui ad organizzare la sua morte. In fondo, la descrisse in più di un'opera. Una scelta che rispetto.". Segio Citti, attore e regista, ribadisce invece l'ipotesi del complotto che vede Pasolini come vittima e il giovane Pino Pelosi un poveraccio da ricattare. Un ricordo di Pier Paolo? Per Citti, suo grande amico, non servono molte parole. "Pa' ha già detto tutto. Tanto che", dice con rammarico, "in Italia non c'è più stato nessuno come lui. E si sente".

r. s.

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