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Martedì 29 Marzo 2011 - Libertà

Al Teatro Municipale in scena "Certe notti" con la compagnia emiliana e le coreografie di Bigonzetti, in anteprima conferenza di Cristina Bozzolini

piacenza - Certe notti la strada non conta e quello che conta è sentire che vai. Certe notti il "sentire" con le orecchie, con la pelle, con lo stomaco, è l'unico modo per rendersi conto che «stiamo ancora passando»: un'altra citazione di Luciano Ligabue, tratta dal film Da zero a dieci, che racchiude in sé una promessa, una speranza e un sentimento più grande anche di una canzone. Un sentimento che si traduce in una vibrazione, in tanti movimenti che si riversano l'uno dopo l'altro in una coreografia. Una creazione che è figlia di tre artisti, tanto diversi quanto fra loro complementari: Ligabue, uno dei rocker italiani più famosi, che con la sua musica coinvolge e trascina generazioni di appassionati; Mauro Bigonzetti, coreografo e innovatore che si muove nella danza contemporanea per farla evolvere e nello stesso tempo stravolgerla; Angelo Davoli, un artista che traduce emozioni in video, trasformando i freddi paesaggi industriali dell'era moderna in luoghi di poesia.
Una creazione che prende vita grazie ai corpi dei ballerini della compagnia Aterballetto di Reggio Emilia, una delle realtà più prestigiose del panorama italiano, che è arrivata a Piacenza domenica per il quarto appuntamento della stagione di danza del Municipale. Lo spettacolo Certe notti, creato con questa alchimia per celebrare i 30 anni della compagnia, come in tutte le sue rappresentazioni ha raccolto un grandissimo apprezzamento del pubblico, intervenuto numerosissimo. A precedere lo spettacolo è stato il consueto incontro Invito alla danza, al Ridotto del Municipale, dove Roberto Mori, in sostituzione dell'assente Stefano Tomassini, ha intervistato la direttrice artistica della compagnia, Cristina Bozzolini, che ha raccontato la genesi e il "dietro le quinte" dell'esibizione. «Dopo un anno e mezzo lo spettacolo continua a raccogliere un successo straordinario tra il pubblico di tutte le età. Bigonzetti e Ligabue sono due artisti straordinari, e così è risultato facile far convivere due arti che sembrano così diverse tra loro, come il rock e il balletto, in modo così armonioso. Questo spettacolo non è costruito su di una storia vera e propria, ma su un racconto: il racconto di una storia personale, come quelle che Ligabue racconta nelle sue canzoni, nelle sue poesie, e la storia di un'Italia che sia il cantante che il coreografo hanno vissuto, come nello spettacolo si passa dall'individualità di un assolo che va via via a sfociare in una coreografia corale ed esplosiva». Al Municipale era presente anche il piacentino Fabrizio Montanari, presidente di Aterballetto, che ha presentato le iniziative che la Fondazione ha in programma per il prossimo futuro.
Poi, lo spettacolo: in una notte apparente il rosso di un elettrocardiogramma inizia a pulsare, mentre la voce di Ligabue stesso accompagna l'avanzare di una ballerina che cammina tra sassi e nuvole. Gli 8 schermi installati riproducono le immagini di un cantiere, e due silos che si "spezzano" per far intravedere degli spiragli di cielo, mentre gli eccezionali danzatori si muovono sulle parole di Un amore pronto a sudare.
Lo spettacolo è un geniale susseguirsi di canzoni, poesie tratte da Lettere d'amore nel frigo e dialoghi estratti da RadioFreccia, un film scritto e diretto dal rocker emiliano. Dalla forza interiore dei versi poetici si passa all'adrenalina delle canzoni, quelle che conosciamo tutti, quelle che ci fanno urlare e battere il cuore e che chiamano tutti i danzatori a muoversi all'unisono, insieme, simboli di tante storie ed emozioni che pulsano con un solo ritmo. I ballerini sono chiamati non solo ad eseguire una coreografia, ma ad interpretarla, a renderla viva sul palco, gioiosa ed arrabbiata: a diventare attori e simboli di ogni persona che sente quelle parole anche un po' sue. Perfetti ed emozionanti tra tutti i brani eseguiti sulle canzoni Il mio pensiero, Hai un momento, Dio?, L'amore conta, così come la difficile prova di danzare su un testo recitato, mentre i video rappresentavano ora un paesaggio sospeso tra cielo e terra, ora delle muse che si muovevano tra le righe delle poesie, ora degli attrezzi meccanici in movimento. Il finale, proprio sulla canzone Certe notti, in realtà strappa una notte vissuta con sorrisi e sudore, in attesa dell'alba, o dell'alzarsi del sipario sulla vita vera: tra gli schermi trapunti di stelle i danzatori, perfetti, offrono il loro saluto al pubblico, che partecipe li ha accompagnati durante e oltre l'intera canzone con applausi più che entusiasta.

Valentina Zilocchi

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