Mercoledì 23 Marzo 2011 - Libertà
Podestà, l'arte nel segno di colori e viaggi
All'auditorium della Fondazione presentati due libri sull'artista piacentino
piacenza - Colori e viaggi. Si muove su un doppio binario l'esistenza Giampiero Podestà, artista piacentino che ha ispirato le menti e le immaginazioni di Gerard-Georges Lemaire e di Carlo Francou. Il risultato è una doppietta di volumi, rispettivamente intitolati Blood red art e Kerepakupai-Merù. Journey to Angel Falls by the painter Giampiero Podestà, che i due autori, insieme a Stefano Balordi, hanno presentato all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano.
Per Lemaire e Francou Podestà è artista, talvolta quasi amico, ma in ogni caso figura interessante da esplorare nelle sue attività: il primo si è concentrato sulla pratica sistematica della monocromia messa a punto dal pittore piacentino attraverso una serie di prove scientifiche sul colore, mentre il secondo ha preso in esame il tema del viaggio.
«Podestà ha elaborato un suo linguaggio monocromatico - ha spiegato lo studioso francese - in cui libera gli slanci del suo cuore». Da qui dunque è partito lo studio di Lemaire, che si è innanzitutto concentrato sulla scelta del colore nero nelle pitture di Podestà fino ad approdare al rosso: «Non ci troviamo di fronte a un uso del colore come mero fatto visivo, ma c'è una vera e propria alchimia» ha spiegato lo scrittore d'Oltralpe. «Pensiamo all'utilizzo del rosso nel passato: i pirati issavano la bandiera rossa per indicare che nell'assalto nessuno dovesse essere risparmiato, mentre durante la rivoluzione francese essa era un segnale di morte per un fatto politico. E ancora in Francia, nel 1848, la bandiera rossa rappresentava la radicalità del popolo». Nel caso di Podestà invece il rosso assume un significato tutto suo, quasi personale: e non a caso Lemaire è convinto che «si possa davvero parlare di un "Rosso Podestà", dato che è il pittore a reinventarlo e a crearlo con un procedimento che è tutto suo».
A interessare la ricerca di Francou è stato invece il tema del viaggio verso il Santo Angel, il monte venezuelano visitato da Podestà e da lui raccontato in un taccuino dedicato al viaggio: il titolo del libro prende spunto proprio dal nome originale che la tribù india degli Yanomami ha attribuito a questa montagna celebre per la presenza delle cascate più alte del mondo. «Podestà arriva in Venezuela e finalmente trova questo luogo quasi mitico» ha spiegato il giornalista di Libertà. «Incontra anche un gallerista-cartografo svizzero e insieme a lui intraprende il cammino lungo il fiume che lo porta a contatto con gli Yanomami. Da lì inizia la sua attività di artista a cavallo tra due continenti».
Betty Paraboschi