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Martedì 22 Marzo 2011 - Libertà

Una serata per «una giustizia più giusta»

In Fondazione il procuratore Nicola Gratteri e Antonio Nicaso presentano il loro libro. «In Italia troppi tribunali». Poi il punto sulle intercettazioni e un allarme: la ‘ndrangheta è radicata al Nord

"La Giustizia è Una Cosa Seria" non è solo un bel libro nel quale Nicola Gratteri (procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria) dialoga con Antonio Nicaso (uno tra i massimi esperti mondiali di ‘ndrangheta) sui grandi temi e sui problemi della giustizia, sullo stato di salute del sistema giudiziario italiano. E' anche una serata ricca di sensibilità e di partecipazione all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, gremito di giovani che vogliono capire, essere presenti, ascoltare i due autori che con competenza e serietà, sollecitati dal direttore di Liberà Gaetano Rizzuto (presenti l'assessore alla Cultura Paolo Dosi e Pietro Panni, presidente dell'associazione "La Fenice" che, insieme a un pool di altre organizzazioni cittadine, hanno promosso questo evento), ieri sera hanno affrontano un tema, la giustizia in Italia, che è un nervo scoperto per questo nostro Paese. Mostrando come funzionano le leggi, quali sono quelle che veramente hanno una ragione di essere (come le norme che agevolano la confisca dei beni derivati da attività criminose) e quali sono invece le normative inefficaci o che non funzionano per nulla da contrasto alla criminalità. E perché alcune leggi invece che facilitarne l'azione, intralciano i magistrati e rallentano la lotta contro il crimine organizzato? Siamo un Paese che ha una geografia giudiziaria identica all'Italia postunitaria, con molti, troppi tribunali e mal distribuiti sul territorio nazionale: «Alcuni dovrebbero essere accorpati - ha detto Gratteri - altri addirittura chiusi». Inoltre gli atti e le procedure andrebbero migliorati sensibilmente con l'adozione obbligatoria della posta elettronica certificata («Ogni cittadino dovrebbe esserne fornito, allo stesso modo del codice fiscale») perché il sistema-giustizia non può trascurare i reati commessi nell'ambito della pubblica amministrazione. «Una giustizia giusta - hanno sostenuto - deve riguardare ogni tipo di reato, non solo quelli criminosi».
Nicola Gratteri ha illustrato anche perché oggi non possiamo fare a meno delle intercettazioni: «Consentono un risparmio di tempo e di denaro, di acquisire prove inequivocabili, dobbiamo però essere in grado di dare a queste indagini norme serie riguardo alle fughe di notizie perché vadano oltre il pettegolezzo e le relazioni tra amanti clandestini». Dunque, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, legati da lunga amicizia e portatori di valori quali una morale attorno alla quale la società civile possa trovare un punto di riferimento, una bussola, un itinerario che vada oltre le delusioni e le disuguaglianze, hanno sostenuto che il libro è stato scritto per chi poco sa di giustizia, ma vorrebbe capirci qualcosa in più anche per farsi un'idea del processo breve che rischia di favorire la prescrizione dei reati legati alla corruzione dello Stato e dei suoi apparati.
Questi argomenti ci scottano tra le mani ma non sempre abbiamo consapevolezza, anzi spesso sappiamo meno di quanto dovremmo. Ed è inquietante ciò che ha affermato Antonio Nicaso a proposito della ‘ndrangheta: «E' radicata al Nord e fa paura coi suoi 44 miliardi di euro fatturati ogni anno. Vi siete mai chiesti perché da queste parti ci sono tante banche e tante finanziarie? Le organizzazioni criminose e in particolare la ‘ndrangheta vogliono avvelenare le vostre economie, l'errore sta nel far finta che non esistano, credersi immuni dalla delinquenza organizzata».

Mauro Molinaroli

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