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Venerdì 18 Marzo 2011 - Libertà

Municipale, è l'ora del fosco Macbeth

Stasera l'opera per la stagione lirica. Sisillo, il direttore: «Qui Verdi precorse i tempi»

di GIAN CARLO ANDREOLI
Scrisse Giuseppe Verdi al librettista Piave: «O sbalordire o farsi ammazzare». E fu Macbeth. L'opera ritorna stasera alle 20.30 al Teatro Municipale, a chiusura della stagione lirica, ripresa dell'edizione del 2001 a firma di Giancarlo Cobelli, scene e costumi di Carlo Diappi. Replica domenica alle ore 15.30. Il Teatro Comunale di Modena, che allora propose il confronto tra l'opera in prosa e quella di Piave, Maffei e Verdi, si è fatto promotore della messa in scena con l'Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna diretta dal maestro Aldo Sisillo, il Coro della Fondazione Teatro di Modena diretto dal maestro Stefano Colò. In scena sono Dario Solari (Macbeth), Susanna Branchini (Lady Macbeth), Pavel Kudinov (Banco), Roberto Iuliano (Macduff), Shoushik Barsoumian (dama di Lady Macbeth), Antonello Ceron (Malcom).
Il maestro Aldo Sisillo, direttore della Fondazione Teatro Comunale di Modena, ha ricoperto spesso funzioni dirigenziali in ambito teatrale accanto all'attività di direzione musicale. E' stato fondatore dell'Orchestra Giovanile Regionale, che ha poi diretto in concerti in Italia e all'estero, è stato segretario artistico al Comunale di Bologna, è direttore del Festival delle Nazioni Città di Castello, oltre essere docente al Conservatorio di Parma.
Il doppio ruolo di dirigente teatrale e musicista gli ha consentito di considerare proponibile il Macbeth nella stessa veste scenica del progetto Shakespeare & Co. . «Dopo dieci anni - dice il maestro Sisillo -, lo spettacolo che Cobelli mise in scena ha una validità e coerenza ancora attuali, non ultime le ragioni economiche in tempi di gravi difficoltà per il teatro. Dieci anni sono pochi e sono tanti, il cast è tutto rinnovato, anche il pubblico. Nei nostri teatri di tradizione, in particolare, contano le voci, l'esecuzione musicale. Certo, fa piacere un nuovo allestimento, ma conta più l'insieme, interpretazione e suono. Con il regista Cobelli - dice ancora il direttore -, abbiamo fatto un lavoro di concertazione importante, di revisione critica, forti dell'esperienza precedente, visti i filmati d'epoca. Si sono fatti aggiustamenti, puntualizzazioni necessarie. Quello che si vedrà è uno spettacolo diverso dal precedente, anche se con lo stesso impianto scenico, apprezzato dal pubblico di Modena e Bolzano dove è già andato in scena con successo».
L'opera di Verdi debuttò a Firenze nel 1847, fu poi ripresa per Pietroburgo, infine debuttò a Parigi nel 1865, con scarso successo critico. Solo nella seconda metà del Novecento l'opera fu riconosciuta tra le più interessanti di tutta la produzione del compositore. «Le cose andarono così - conferma il maestro Sisillo -, Macbeth fu considerata dopo i primi debutti opera minore. Verdi con Macbeth ruppe con la tradizione consolidata belcantistica, andò oltre, sperimentò forme nuove per adeguare canto e musica al dramma. Non esita infatti ad annotare sullo spartito le raccomandazioni per i cantanti: "sottovoce", "voce non troppo lirica", "sussurrato". Forse il pubblico non era aperto a tali innovazioni, a un risultato fra i più belli ottenuti da Verdi, con un grande cromatismo, l'uso dei soli archi, voci aderenti alle situazioni drammatiche, quasi sgradevoli. Lo stesso Verdi si rese conto d'aver corso troppo in avanti, tornò un poco sui suoi passi nelle opere successive. Macbeth è esemplare adesione alla esigenza della scena in un "tutto" di gesto, canto, musica».

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