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Domenica 13 Marzo 2011 - Libertà

«Il mio romanzo costruito a colpi di bisturi»

Il medico e scrittore Macellari ha presentato "Inconsuetudine" in Fondazione. L'autore, coadiuvato da Rizzuto, Molinaroli e Gigli, ha parlato della sofferta storia d'amore che ha raccontato nel suo libro

piacenza - E' visibilmente emozionato, Giorgio Macellari, davanti al suo pubblico - in larga parta femminile - durante la presentazione dell'altra sera all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano del suo ultimo romanzo, Inconsuetudine (Albatros). Un'emozione vera, che viene dal profondo del cuore perché secondo Macellari (Direttore dell'Unità di Senologia chirurgica dell'ospedale Guglielmo Da Saliceto) scrivere è fatica, ma soprattutto è un'autoesposizione, una cura, «la necessità di smascherare i fantasmi che portiamo dentro, il bisogno di mettere a nudo le nostre ossessioni e nel libro - dice - ho messo tutti i miei fantasmi». Dunque, questa storia d'amore che Macellari ha scritto in sei mesi ma ha tenuto a mollo per più di due anni, rappresenta un punto d'arrivo per il medico-scrittore piacentino: «La mia scommessa letteraria l'ho vinta, nel senso che sono riuscito a scrivere una storia che ha convinto prima di tutti me stesso. E poi, quando una lettrice mi ha telefonato e mi ha detto di essersi commossa leggendo un brano alla pagina 17 del mio romanzo, ho provato un senso di grande soddisfazione, perché io con quelle parole volevo trasmettere commozione, emozioni».
Accanto allo scrittore piacentino, il direttore di Libertà Gaetano Rizzuto, che ha moderato e condotto la serata, Antonella Gigli, direttore dei Musei Civici di Palazzo Farnese che ha illustrato il rapporto tra le numerose citazioni di opere d'arte che sono poi linfa vitale del romanzo e il giornalista Mauro Molinaroli, che ha sottolineato come sia difficile, oggi, parlare d'amore, ma soprattutto scrivere d'amore senza essere banali. E lì sta la scommessa: evitare la banalità, cosa che è riuscita a Giorgio Macellari.
L'autore in una serata dolce come il miele va oltre e spiega la nascita e l'evoluzione della storia tra il maturo architetto e la giovane barista protagonisti del libro, che si incontrano, si amano, vivono i drammi e le conseguenze di un amore difficile, ma non si perdono. Anzi, il finale lascia intendere che pur nella leggerezza dell'essere qualcosa tra loro rimane e rimarrà. Perché l'amore ci cambia la vita, e quando si sale sul treno dell'innamoramento non si può far nulla, scatta qualcosa di irrefrenabile che porta ciascuno di noi in un percorso del quale noi stessi non conosceremo la meta: «Ho costruito questo romanzo attraverso un lavoro di cesello, di bisturi, con una struttura narrativa linguisticamente raffinata - dice - anche se sapevo che sarei stato tacciato di barocchismo. Ho accettato la sfida e ho voluto comunque rappresentare tanti quadri che suggestionassero il lettore. Ho graffiato l'anima, sono andato in profondità, perché l'amore è sofferenza. E poi ho pensato che una buona scrittura può avere anche una funzione pedagogica, soprattutto in una fase come quella attuale, in cui la povertà dei linguaggi sembra essersi impadronita del nostro modo di essere e di vivere». In questo romanzo si intersecano citazioni d'autore, che vanno da Magritte a Velasquez, da Tiziano a Bellini, fino a Monet. Ci sono anche citazioni letterarie e cinematografiche, ma soprattutto è presente la filosofia dell'amore, inteso alberonianamente come unità dirompente di un movimento collettivo a due. A proposito del titolo, Macellari ricorda che la parola «in consuetudine» non esiste: «Troppo tardi - dice - mi sono accorto che questo vocabolo sui dizionari non c'era, comunque mi auguro di aver dato soccorso al capezzale della parola malata, nei sei mesi in cui è venuto fuori questo vulcano di emozioni autentiche e forti, che mi ha dato l'opportunità di abbozzare il libro». Numerosi gli interventi del pubblico presente, e tante le donne appartenenti all'associazione "Armonia" presenti in sala, perché è a questa associazione benefica rappresentata dalla neo presidente Romina Cattivelli, che saranno devoluti i fondi ricavati dalle vendite del libro di Giorgio Macellari.

Lino Lambrini

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