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Martedì 15 Marzo 2011 - Libertà

«Io, baritono, dico grazie a Verdi e alla Ricciarelli»

Solari parla del suo ruolo in "Macbeth": l'opera chiude la Lirica al Municipale. Venerdì prima, domenica replica

piacenza - "Pensier di sangue, donde sei nato? Alla corona che m'offre il fato la man rapace non alzerò". Promessa non mantenuta da Macbeth, uomo di potere, avido di maggior potere che il pugnale alzò: "Se larva non sei, ch'io ti brandisca, solco sanguigno la tua lama irriga".
L'opera di Verdi ritorna al Municipale a chiusura della Stagione lirica con la stessa regia di Giancarlo Cobelli, scene e costumi di Carlo Diappi, così come avvenne dieci anni fa in un progetto che vedeva confrontate l'opera in prosa e quella lirica, per iniziativa del Teatro Comunale di Modena. Venerdì 18 la "prima" (ore 20,30 turno A), domenica 20 (ore 15,30 turno B), prova aperta riservata a studenti e ospiti delle Case di riposo mercoledì (ore 15,30). L'Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna è diretta dal maestro Aldo Sisillo, il Coro della Fondazione Teatro di Modena dal maestro Stefano Colò. A dar vita alla tragedia del regicida Macbeth, si impegnano Dario Solari "Macbeth", Susanna Branchini "Lady Macbeth" (Alessandra Rezza 16/3), si alternano per "Macduff" Lorenzo Decaro e Roberto Iuliano (20/3), Antonello Ceron fa "Malcom". Verdi investì sul baritono protagonista, rompendo lo schema consueto del tenore eroico e amante del soprano, contrastato dal terzo incomodo, il baritono impegnato a rompere i giochi. Così come l'ha tratteggiato Shakespeare "Macbeth" è uomo appassionato, preso da un'ambizione di potere che nasconde un fallimento, quello di non avere generazione in un rapporto amoroso corrompente, che porta alla disgregazione. Macbeth e la sua giovane compagna sono personaggi disperatamente soli che attraggono anche Banco in un disegno illusorio di potere.
Dario Solari è il giovane baritono uruguaiano che affronta il complesso personaggio per la seconda volta. Originario di Montevideo, ha compiuto gli studi musicali in patria. «Ho avuto la fortuna di incontrare Katia Ricciarelli - ricorda Solari - che mi ha ben consigliato indirizzandomi al maestro, il basso Paolo Washington, che mi ha aiutato a farmi strada in Italia. Il personaggio l'ho affrontato per la prima volta a Santiago del Cile. Qui mi affido alle indicazioni di Verdi, che non ha lasciato niente alla libera interpretazione dell'interprete. Ha tutto scritto, sullo spartito sono annotate le indicazioni di come non solo esprimere il canto ma anche agire in scena. Verdi si preoccupava di far coincidere l'andamento della musica con la presenza in scena dei personaggi. Importante è anche conoscere l'opera originale di Shakespeare, aiuta a comprendere la complessità delle passioni, dei sentimenti. Il canto avvalora la parola secondo un'espressività diversa dalle altre opere di Verdi, così come l'ho conosciuta affrontando La Traviata, Il Trovatore, Il ballo in maschera, Don Carlo. La parte è molto impegnativa - dice il baritono - vuole un declamato melodico, capace di rendere il dramma attraverso il colore senza forzature. Grazie al maestro Sisillo per averci guidati a comprendere la bellezza del canto, della musica, nel rispetto del testo, della metrica del verso. Il sostegno dell'orchestra è importante". Lo stesso Verdi raccomandava ai primi interpreti: «Ho cercato di fare un tessuto nuovo e di fare musica attaccata alla parola e alla posizione; ed io desidero che questa mia idea la comprendano bene gli artisti, insomma desidero che gli artisti servano meglio il poeta che il maestro».

Gian Carlo Andreoli

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