Lunedì 14 Marzo 2011 - Libertà
«Macbeth è in lotta con se stesso»
Il regista Cobelli parla dell'opera di Verdi al Teatro Municipale
piaceza - A chiudere la Stagione Lirica del Teatro Municipale torna Macbeth, libretto di F. Maria Piave, musica di Giuseppe Verdi, riedizione, dopo 10 anni, della messa in scena firmata da Giancarlo Cobelli, in parallelo, allora, con lo stesso spettacolo in prosa. Venerdì 18 la "prima" (ore 20.30 turno A), replica domenica 20 (ore 15.30 turno B), prova aperta per studenti e ospiti delle Case di Riposo, mercoledì 16 (ore 15.30). "Progetto Shakespeare & Co": vide a confronto le due opere, in prosa e in musica.
Ora, ancora promossa dal Teatro Comunale di Modena, in collaborazione con i Teatri di Bolzano e Piacenza, è ripresa la stessa messa in scena con l'Orchestra Regionale Emilia Romagna diretta dal maestro Aldo Sisillo, il Coro della Fondazione Teatro di Modena, diretto dal maestro Stefano Colò. In scena Dario Solari "Macbeth", Pavel Kudinov "Banco"; Susanna Branchini è "Lady Macbeth" (Csilla Boross (16/3) Roberto Iuliano e Lorenzo Decaro (20/3) si alternano per "Macduff", Antonello Ceron è "Malcom"; le "apparizioni" sono affidate, nell'ordine, a Romano Franci, Gloria Contin, Alessandra Cantin. Le scene e i costumi sono di Carlo Diappi. Giancarlo Cobelli, attore e poi regista, si è occupato di cinema, televisione e tanto teatro di prosa e lirico.
Affrontò la sfida delle due opere messe a confronto in scena con lo stesso allestimento, nel tipico suo modo di intervenire rompendo gli schemi, ancor più della tradizione operistica, per mettere a fuoco gli aspetti più segreti delle passioni, del groviglio dei sentimenti, tra il bene e il male. Al Coro in nero, gli appassionati di allora se lo ricorderanno, affidò un compito antinaturalistico di testimone, assiso ai lati della scena, lasciando lo spazio scenico ai personaggi, «ingigantendone la statura», precisò allora il regista.
«La scena propone caos e vuoto, l'ordine è il vuoto, il disordine il caos. Noi entriamo in pieno caos, nell'aria fetida troneggia Ecate, la divinità del male». Precisava la sua interpretazione il regista Cobelli: «Non è solo la tragedia dell'ambizione, la vertigine è nella lotta che il protagonista sostiene con la sua coscienza e che lo atterrisce di fronte al gesto assassino contro il re».
Macbeth fu la prima esperienza di Verdi con un testo del drammaturgo inglese. Le violente passioni, addirittura il patto con il Fato, il voto al Male fatto assurgere a fede, sono alla radice del potere per il potere.
Verdi fu affascinato da tanto, anche se il libretto di Piave, poi rivisto dal Maffei, non riuscì a rendere pienamente tanta angoscia. Macbeth è tragedia dell'ambizione, di passioni brucianti e corruttrici e sonnambulismo della giovane "Lady", che non sa cosa sia pentimento. Precisava il regista Cobelli: «Nei momenti in cui non deve sostenere il suo ruolo di Signora di Glamis, è una ragazza scalza, con una gestualità concreta. Nasce dalla terra, il razionale inflessibile fortemente materialistico che la caratterizza». Cobelli non esitò a far comparire in scena la signora Patané - "Lady Macbeth" senza veli, creando una netta divisione fra i "no" e i "si" del pubblico. L'impegno degli interpreti in scena non è solo vocale in un lavoro così fortemente connotato. Il regista Cobelli chiese e chiede ai cantanti «una interpretazione d'attore. L'opera nasce da un testo di altissima drammaturgia, lo scalpello che ha scolpito i personaggi ha dell'incredibile».
Gian Carlo Andreoli