Giovedì 10 Marzo 2011 - Libertà
La Fondazione di Piacenza e Vigevano difende l'investimento effettuato in Banca Monte Parma
Spalleggiata dalle Generali ottiene il rinvio dell'assemblea degli azionisti
(mir) La Fondazione di Piacenza e Vigevano difende con fermezza l'investimento effettuato in Banca Monte Parma e ottiene, spalleggiata dalle Generali e soprattutto dalla Fondazione Monte Parma, il rinvio dell'assemblea degli azionisti con all'ordine del giorno importanti modifiche statutarie.
La situazione è abbastanza articolata: ieri nella sede di Parma dell'istituto di credito era prevista la riunione dei soci che doveva deliberare su un punto fondamentale per il controllo e la gestione della società. Per poter adottare decisioni in assemblea straordinaria, infatti, a tutt'oggi è indispensabile la maggioranza qualificata dell'80 per cento. Solo superata quella soglia si possono adottare delibere su come modifiche statutarie, fusioni, aumenti di capitale e altro. Piacenza ha quindi un ruolo molto forte, visto che attualmente controlla ancora il 18 per cento del pacchetto azionario ed ha stretto un patto di sindacato con Generali, in possesso di un altri 3 per cento: ciò significa che senza di loro, gli altri soci possono raggiungere al massimo il 79 per cento e non controllano l'assemblea straordinaria.
Ma Piacenza ha già trovato l'accordo per vendere circa il 3 per cento alla Fondazione Monte Parma, la quale a sua volta ha venduto il 51 per cento a Intesa-San Paolo. Prima di cedere però la quota fondamentale per il controllo delle delibere straordinarie, via Sant'Eufemia vuole ottenere delle precise garanzie: sistemato l'aspetto economico (per il 3 per cento incasserà circa 13,4 milioni di euro), restano da definire altri aspetti non meno importanti, legati ad esempio alla rappresentatività piacentina all'interno di Monte Parma e all'adeguata valorizzazione della partecipazione della nostra Fondazione, che di fatto si troverà ad avere un ruolo molto meno strategico.
Ecco perché il presidente Giacomo Marazzi, peraltro subito sostenuto da Generali e Fondazione Monte Parma, ha ottenuto un rinvio dell'assemblea degli azionisti al 21 marzo (peraltro proposta dai parmigiani): ci sono quindi dieci giorni di tempo per limare gli ultimi dettagli e fare in modo che il "sacrificio" di Piacenza sia adeguatamente riconosciuto, non solo in termini economico-finanziari, ma anche di garanzie per l'investimento effettuato e per il nostro territorio.
A quanto pare, però, le trattative sarebbero già in fase avanzata e per il momento non si intravedono all'orizzonte problemi tali da portare a una rottura del confronto tra i soci.