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Martedì 28 Settembre 2004 - Libertà

Piacenza: viaggio nell'Art Déco

Il volume che ripercorre i primi decenni del '900 verrà presentato il 14 ottobre in Fondazione. Un libro di Valeria. Poli prende in esame le costruzioni più significative tra il 1900 e il 1940. Il legame tra architettura e città: i protagonisti

Girare per le vie di Piacenza fermandosi ad osservare con attenzione non solo i monumenti del lontano passato, ma anche le architetture con alle spalle al più cento anni di vita e tante cose interessanti da raccontare. Magari, seguendo passo passo i momenti chiave evidenziati da Valeria Poli nel libro "Modernità e tradizione nell'architettura a Piacenza (1900- 1940)", edito da Tipleco, primo capitolo di una serie di titoli sull'evoluzione dell'architettura e del paesaggio urbano piacentino attraverso i secoli. La prossima pubblicazione sarà incentrata sul Medioevo. Il volume, che ripercorre i primi 40 anni del secolo scorso, verrà presentato giovedì 14 ottobre alle 17.30 all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Nella premessa l'autrice, che è docente di storia dell'arte e professore a contratto di storia dell'architettura nella sede di Piacenza del Politecnico di Milano, evidenzia la metodologia seguita in questo excursus, nel quale viene applicato al caso piacentino un approccio di conoscenza già sperimentato con successo in altri contesti da parte di accreditati studiosi. Sono inoltre ridefinite le categorie stilistiche all'interno delle quali è possibile ordinare le realizzazioni architettoniche di quegli anni. In particolare, viene analizzato e declinato secondo varie accezioni il termine Art Déco. Più in generale si tratta di "una riflessione sul concetto di nascita dello stile", spiega Valeria Poli, che prende in considerazione il legame tra architettura e città, senza trascurare l'illuminante confronto tra il disegno di progetto e l'edificio esistente. Piante e alzati (alcuni riprodotti nel libro, come il prospetto dal sapore Wagnerschule dipinto all'acquerello da Pietro Berzolla per una villa sulla strada per Gossolengo) recuperati presso l'Archivio di Stato e l'Archivio Comunale, passando in rassegna una messe di atti prevalentemente amministrativi, dai quali sono emersi indizi interessanti di un gusto, non sempre consegnato integro all'oggi. I limiti cronologici, 1900 e 1940, corrispondono "ad una fase di attenzione storiografica abbastanza recente". Il libro è completato dalla schede biografiche dei protagonisti - architetti, ingegneri e titolari di ditte di costruzioni - da Giulio Ulisse Arata fino all'impresa edile Zucconi, con sede in via Santa Franca. "Ci sono professionisti piacentini "milanesi", come lo stesso Arata, Arnaldo Nicelli e Mario Bacciocchi, e milanesi "piacentini", come Ernesto Pirovano e Sigismondo Martini, cui si aggiungono contributi occasionali di altri progettisti del capoluogo lombardo. Emerge un continuo contatto tra queste due realtà culturali. Di norma viene ribadito il legame con Milano, che già dall'unità d'Italia era diventata una delle molle della trasformazione architettonica di Piacenza". Di alcune figure la Poli propone una rilettura critica, di altre una riscoperta, come nel caso del fiorenzuolano Arnaldo Nicelli, artefice di parte della trasformazione di via Cavour nel 1913-'14, sul quale interverrà a Fiorenzuola a fine ottobre, in una conferenza organizzata dalla locale sezione di Italia Nostra.

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