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Lunedì 11 Aprile 2011 - Libertà

Mazzini estimatore di Hayez

"Immagini del Risorgimento": primo incontro in Fondazione

piacenza - Tra gli estimatori dell'opera di Francesco Hayez ci fu anche Giuseppe Mazzini, che nei dipinti dell'artista veneziano vedeva la perfetta incarnazione dello spirito del popolo. Ne ha parlato all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano Elena Sichel, nell'incontro "Illuminismo, periodo napoleonico, restaurazione: arte neoclassica e romantica" con cui si è aperto il ciclo "Immagini del Risorgimento", nel 150° anniversario dell'unità d'Italia.
«Il vero storico, secondo Mazzini, riesce a calarsi in un determinato periodo e a interpretarlo anche attraverso il vissuto sentimentale, che era invece assente nel neoclassicismo» ha evidenziato Sichel. Tra i quadri emblematici dell'attività di Hayez, un posto di rilievo è occupato da Pietro Rossi, signore di Parma accorso in aiuto della libertà di Venezia minacciata dai veronesi. «Assistiamo alla raffigurazione di un episodio del passato per richiamare le condizioni del presente, come avveniva nei melodrammi verdiani».
Forti echi nei contemporanei doveva destarli anche l'esaltazione dell'eroismo del combattente. Mazzini sottolineava come il dipinto fosse un'efficace rappresentazione dell'impegno dell'artista a fini educativi. «Non a caso in questi anni nascono le accademie, dimostrazione del nuovo ruolo dell'artista come interprete del suo tempo e per la cui preparazione non erano più sufficienti le precedenti forme di apprendistato» ha osservato Sichel. Pittori come Pelagio Palagi con il suo Cristoforo Colombo proponevano, secondo Mazzini, una visione romanzata della storia.
Uno dei soggetti più affrontati resta il poeta Dante Alighieri, al quale Brera dedicò un concorso nel 1823 e che Mazzini considerava l'iniziatore del risorgimento delle arti. Aspetto «che si ritrova nel film Noi credevamo di Mario Martone, dove il protagonista rivela la sua passione per l'opera dantesca». In pieno clima romantico ebbero grande fortuna, in particolare, i personaggi di Paolo e Francesca, con la loro vicenda ricca di pathos. L'intreccio tra realtà e pittura allusiva alla situazione vissuta direttamente dagli artisti si esplicitò con esiti notevoli nei quadri (di Hayez, Eugène Delacroix) ispirati alla Grecia, la terra che aveva visto realizzarsi i moti insurrezionali falliti invece nel 1831 in Italia. Sul suolo ellenico nel 1824 si spense Lord Byron, ritratto sul letto di morte da Joseph Senis Odevaere come «un eroe, dai tratti molto diversi rispetto alle sculture di Antonio Canova».
Sorelle, nella loro ricerca dell'unità e dell'indipendenza, erano anche, per i nazareni, artisti tedeschi che si erano stabiliti a Roma, l'Italia e la Germania, come tali eternate dal pennello del caposcuola Johann Friedrich Overbeck. Tornando a Milano, al rinnovamento delle arti contribuirono i salotti animati da donne illuminate, come Cristina Trivulzio di Belgiojoso e Clara Maffei, delle quali conosciamo il volto grazie a Hayez. Insieme a Verdi, il nume tutelare della cultura italiana dell'epoca fu Alessandro Manzoni, la cui popolarità era tale che l'incisore Paolo Toschi ne diffuse l'immagine in stampe tratte dal ritratto eseguito da Giuseppe Molteni, il pittore della Milano romantica.

Anna Anselmi

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