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Mercoledì 6 Aprile 2011 - Libertà

Bellocchio e Ambra, i pugni sempre in tasca

Stasera al Municipale per "Altri percorsi" in scena la pièce tratta dal celebre film

di MAURO MOLINAROLI
Appuntamento questa sera al Municipale alle 21 nell'ambito della sezione Altri Percorsi della stagione di prosa Tre per Te, con la direzione artistica di Diego Maj, organizzata da Teatro Gioco Vita con Fondazione Teatri e dal Comune con il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Cariparma e Iren. Andranno in scena Ambra Angiolini e Pier Giorgio Bellocchio con I pugni in tasca.
Si tratta dell'adattamento teatrale dell'omonimo film di Marco Bellocchio, che vede in scena anche Giovanni Calcagno, Aglaia Mora, Fabrizio Rongione, Giulia Weber. Scene di Daniele Spisa; i costumi sono di Giorgio Armani, le musiche di Ennio Morricone (che a suo tempo musicò la colonna sonora del film) e la regia di Stefania de Santis, da anni stretta collaboratrice di Marco Bellocchio.
Ambra Angiolini e Pier Giorgio Bellocchio saranno rispettivamente Giulia e Ale, i due fratelli perno di quella vicenda cupa e disperata, ritratto di una famiglia che non sa relazionarsi con il "fuori", la spietata immagine di una società in crisi profonda, un colpo al cuore al perbenismo piccolo borghese degli anni Sessanta. Quel film, che rappresentò l'esordio cinematografico di Marco Bellocchio e che venne girato tra Bobbio e Piacenza, finanziato grazie al sostegno della famiglia del regista, è diventato negli anni non solo un'icona generazionale ma anche lo specchio nel quale si riflettono le grandi urgenze del Sessantotto di cui Marco Bellocchio si fece portavoce e osservatore molto attento e critico.
I pugni in tasca uscì nelle sale grazie a una distribuzione indipendente ed ebbe successo non soltanto in Italia, ma anche in Francia, in Gran Bretagna, nella Germania Occidentale, negli Stati Uniti, diventando una pellicola di culto cui fare riferimento per comprendere un'epoca e un modo di fare cinema. E - aggiungiamo noi - per ritrovare una Bobbio inedita, una Piacenza claustrale e claustrofobica. I pugni in tasca resta ancora oggi un piccolo monumento alla rivolta familiare oltre che un capolavoro di cinematografia.
Eccolo ora trasformato in uno spettacolo teatrale: un dramma della sopravvivenza in una famiglia in cui l'amore è praticamente assente, un deserto di affetti senza nessuna prospettiva per il futuro, una situazione di immobilità assoluta che fa pensare a un carcere o a un manicomio senza speranza di guarigione.
Al centro dello spettacolo teatrale emerge il dramma dalle mura familiari, coi protagonisti legati da torbidi intrecci di sentimenti, tutti in qualche modo incapaci di relazionarsi con ciò che li circonda. Emerge il tentativo di mettere a nudo i disagi legati alla famiglia anche ai giorni nostri. Uno solo dei cinque protagonisti, Augusto, sembra in grado di tessere relazioni con l'esterno: esce, ha una fidanzata, un lavoro, ama e vota la normalità, recita il ruolo di capofamiglia provando a ricondurre tutti a una realtà ordinata e ordinaria, con i fratelli che interpretano la parte dei figli più piccoli, con i loro dispetti, le gelosie, i giochi incestuosi.
Poi ci sono Ale (ricordate l'interpretazione di Lou Castel?) con il suo progetto di morte e Giulia (fu interpretata a suo tempo da Paola Pitagora), una donna annoiata, innamorata dell'idea dell'amore, che vive e recita i sentimenti che brillano per un istante e si dissolvono come il resto delle sue fantasticherie. Il tutto con il tragico epilogo finale.

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