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Mercoledì 6 Aprile 2011 - Libertà

«Educare è dare bella forma alla persona»

L'arcivescovo Lanfranchi alla tavola rotonda del Colombini con il professor Magatti

«Educare è importante perché si tratta di dare una forma bella all'umanità della persona». La dichiarazione è dell'arcivescovo abate di Modena-Nonantola, relatore alla tavola rotonda voluta dall'istituto Colombini sul tema di quella che è stata definita "emergenza educativa". Una folta delegazione di giovani del Colombini ha affollato ieri pomeriggio l'auditorium della Fondazione di Piacenza Vigevano per sentire parlare di sé, e del proprio futuro, dagli adulti, in particolare gli educatori.
Ma andiamo con ordine perché il prelato è stato preceduto dall'intervento di Mauro Magatti, docente e preside della facoltà di Sociologia dell'università Cattolica di Milano, autore di molte pubblicazioni, l'ultima è intitolato "Libertà immaginaria. Le illusioni del capitalismo tecno-nichilista (Feltrinelli).
«Ci parlerà di libertà e della sfida che riguarda tutti, educare nell'incertezza», ha introdotto Gaetano Rizzuto direttore di Libertà.
Quale incertezza? Quella della globalizzazione ha risposto il docente «un cambiamento a velocità spaventosa, incredibile, di cui non abbiamo ancora capito l'entità. Siamo in ritardo sulla velocità dei processi storici nei quali siamo coinvolti». Il punto di partenza di Magatti è la riflessione su «cose antiche da riscoprire, da Omero, in Ulisse e le sirene c'è tutto quello che dirò. E' necessario cercare di capire in quale contesto siamo finiti, dobbiamo orientarci in questo mare, nell'oceano». L‘oratore avverte il rischio che l'educazione non raggiunge più il suo scopo e che la libertà resta solo immaginaria «non è curioso che in questa società di liberi facciamo tutti le stesse cose. E non è altrettanto curioso che il farmaco più venduto è il "prozac" un antidepressivo». L'economista-sociologo utilizza la metafora di Ulisse e le sirene per esprimere il valore dell'educazione: «Nel brano Omero ci dice che la seduzione è uno dei luoghi che ci fanno perdere la vita. Nel mare può succedere che se non hai direzioni non capisci cosa stai facendo, e allora prendi il prozac». L'educazione deve aiutare a navigare nell'oceano delle incertezze, un legame che guida: «Ulisse si è fatto legare all'albero per non essere attirato dalle sirene, il legame diventa condizione di libertà» in senso di scelta dell'obiettivo «non prendere tutto ciò che ci passa di fianco, ma possibilità di decidere per che cosa val la pena di vivere, questa è libertà, capire la direzione».
L'arcivescovo Lanfranchi ha affrontato il tema educativo con il verbo "osare": «un verbo usato da papa Benedetto "osate amore"». In funzione di sperare: «Un atto che coinvolge il soggetto nella sua libertà, io spero in te, spero nelle tua capacità di prendere decisioni libere e responsabili dalle quali ne viene un bene per te e per altri». Educare non è solo il trasferimento di informazioni «ma suscitare uno stile di attenzioni e responsabilità verso se stesso perché a sua volta abbia cura dell'altro».
Ammette che il processo è fortemente inquinato da tanti falsi modelli: «Il mito della celebrazione, io valgo nella misura in cui sono celebre, ma sotto c'è l'effimero, non importano le scelte morali che faccio, importante è l'apparire, un inganno tremendo», lo ha definito monsignor Lanfranchi avvertendo il forte bisogno educativo che non significa «formazione», termine sostitutivo preferito. Esemplifica con una circostanza che risale ad una delle sue prime esperienza di neo vescovo di Cesena-Sarsina. «Poco tempo dopo l'insediamento ho celebrato il funerale di Pantani, dissi cose estremamente semplici, che l'uomo vale più del ciclista, così come la vita è più importante delle vittorie o delle sconfitte, ecco perché è più difficile educare l'uomo che formare il tecnico». Dunque il tempo dell'incertezza impone la necessità di «osare è importante perché si tratta di dare una forma bella all'umanità della persona» e attingendo all'interpretazione cristologica della speranza: «significa la risurrezione di Cristo con la forza del suo spirito, io credo e spero in te per noi, con la "T" maiuscola perché ne nasca un bene per tutti noi, in questo si realizza il cammino della speranza».

Maria Vittoria Gazzola

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