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Venerdì 8 Aprile 2011 - Libertà

Viaggio di studio nei luoghi a 20 anni dalla guerra dei Balcani

«E' stata un'esperienza unica, indimenticabile»

«Una gita scolastica inconsueta, che si è rivelata un'esperienza indimenticabile, intensa e preziosa. Unica». Così i trenta ragazzi del Mattei, appena tornati da una settimana di viaggio di istruzione in ex Jugoslavia, a vent'anni dall'inizio della guerra nei Balcani. Gli studenti - della quarta A e della quinta A dell'istituto tecnico commerciale - hanno ripercorso i luoghi della guerra, da Zara (in Croazia) a Mostar, da Sarajevo a Zenica, cittadina quest'ultima gemellata con Fiorenzuola, grazie al ponte di solidarietà costruito già durante il periodo bellico dall'associazione "Fiorenzuola oltre i confini", guidata da Luigi Danesi. «Decisivo è stato il suo aiuto - spiega il vicepreside Gianni Montani - per organizzare le tappe del viaggio, trovare sul posto persone che conoscessero profondamente il territorio e la sua storia. Fiorenzuola oltre i confini ha inoltre inviato un suo volontario, Stefano Morelli, insieme al nostro gruppo» (presenti anche le insegnanti Angela Ferrari e Maryse Marazzi). «Quando ci hanno proposto questa meta - spiega Simona Pagani, 18 anni, a nome dell'intera classe - eravamo titubanti. Solitamente in quinta, si scelgono le capitali europee. Noi eravamo quasi spaventati. In realtà ci siamo dovuti ricredere. E' stata un'esperienza importantissima. A me ha personalmente colpito non tanto l'orrore della guerra e le sue conseguenze, che pure sono ancora visibili, ma la capacità di rialzarsi di queste popolazioni. Il fatto che la gente voglia reagire. Il turismo prova ad andare avanti; si è ricostruito ad esempio il ponte di Mostar, che era stato bombardato. Siamo entrati nelle moschee. Anche in quelle che si trovano fianco a fianco alle chiese cristiane». Simona richiama anche l'esperienza vissuta a Zenica: «Abbiamo visitato l'orfanotrofio che è stato finanziato dall'associazione Fiorenzuola oltre i confini (per i progetti e la costruzione di una palestra, con il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano). Vedere che la nostra Fiorenzuola è conosciuta qui, a distanza di tanti chilometri, mi ha colpito molto. Ed è bello vedere che questa associazione ha scelto di aiutare bambini spesso dimenticati da tutti. Ha voluto partire proprio dai piccoli: è su di loro che si dovrà fondare una società di pace». Ma i problemi, anche sul fronte dell'educazione dei bambini, ancora ci sono. «Ad esempio a Sarajevo, dove si alimenta ancora l'odio etnico proprio nelle scuole», interviene Marcella Franzini, redattrice del giornale del Mattei "Carpe Diem" che nel prossimo numero ospiterà un reportage scritto dalla studentessa e accompagnato dalle fotografie di Agata Gerra. «I serbo-croati vanno a scuola al mattino, i bosniaci musulmani al pomeriggio. Non si incontrano mai. Non si integrano. A scuola viene loro spiegata la guerra con le rispettive legittimazioni delle componenti etniche. E così l'odio si alimenta. Questi sono i segni della guerra, forse ancor più pericolosi e sinistri di quei muri di case trivellati dai colpi di mitraglia, che ancora attendono di essere ricostruiti».

Donata Meneghelli

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