Lunedì 11 Aprile 2011 - Libertà
Dialogo studenti-detenuti
"Tra noi e voi", progetto dell'associazione "Oltre il muro"
Com'è la vita quotidiana di un detenuto? Quali ragioni portano le persone a commettere dei reati? Quali conseguenze pagano i condannati e loro familiari? Questi e altri interrogativi animano un dialogo intenso che è in corso fra il mondo della scuola e le persone ristrette nel carcere delle Novate. L'occasione la offre il progetto "Tra noi e voi", che nelle scorse settimane ha coinvolto quattro classi del liceo Gioia (tre terze dell'insegnante di religione Donata Horak e l'interclasse di diritto di Maria Carla Scorletti) e ora è in atto al liceo San Vincenzo.
Promotrice del percorso è l'associazione Oltre il muro (insieme a Svep), nata alcuni anni fa proprio per promuovere il collegamento fra il territorio e il carcere, ormai relegato al di fuori delle mura cittadine. «È importante che questo dialogo inizi a partire dai giovani - ha spiegato la presidente Valeria Viganò - perché i ragazzi sono disponibili a confrontarsi in modo non ideologico. Il percorso prevede tre incontri con persone che operano nel penitenziario, volontari e operatori, e altre che ne hanno fatto esperienza diretta, come detenuti ed ex detenuti. Attraverso queste esperienze i ragazzi mettono in discussione convinzioni e pregiudizi».
Dopo un lavoro iniziale attorno ai concetti di giustizia, sicurezza, esclusione e rispetto, le classi hanno visto il reportage "Nell'inferno della Dozza", realizzato dagli studenti di giornalismo all'interno del penitenziario bolognese, per poi confrontarsi con l'operatore Brunello Bonocuore e il garante dei diritti dei detenuti Alberto Gromi, che hanno raccontato loro come si svolge la vita nel carcere e quali sono le criticità da risolvere. La terza e ultima fase prevede il dialogo con persone detenute (al percorso svolto al Gioia hanno preso parte Ugo Tassone, Eduard Kastrati): «Ci hanno raccontato la loro storia a partire da quando avevano l'età dei nostri studenti - riferisce la Horak -, illustrando quella sventurata spirale di eventi fortuiti e scelte sbagliate che li ha portati a delinquere e da cui nessuno si è sentito totalmente immune».
Il percorso compiuto dagli studenti del Gioia si è concluso con un quarto incontro "extra" con il presidente dell'Associazione vittime di piazza della Loggia, Manlio Milani che nel corso dell'attentato terroristico compiuto a Brescia nel 1974 ha perso la moglie Livia e due amici carissimi. «Milani ci ha spiegato come le vittime non desiderino avere alcun ruolo nella vicenda penale - chiarisce Carla Chiappini, coordinatrice del progetto insieme a Giacomo Gnocchi -, ma partecipano alla definizione di ciò che è bene e di ciò che è male, affiancando il lavoro prezioso dei magistrati».
Il progetto è sostenuto e finanziato dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e dal Comune di Piacenza e patrocinato dalla Provincia.
Sara Bonomini