Mercoledì 13 Aprile 2011 - Libertà
Stanelyte e De Meis, potenti note di due secoli
Successo per gli interpreti del concerto in Fondazione: da Giordano a Strauss
piacenza - Una cavalcata lungo due secoli di musica europea significa molto come intrattenimento ma - se la selezione è rigorosa - moltissimo sul piano culturale e disciplinare. Come dimostrato dal concerto L'anima sogna… Un salotto musicale tra ‘800 e ‘900, svoltosi all'auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, protagonisti sono il soprano Jolanta Stanelyte, il baritono Pierluigi Dilengite, il violinista Alberto De Meis e ad accompagnare il pianista Guido Galterio. Articolato in due parti «per una precisa - ci dice Stanelyte - scelta degli organizzatori, mira a proporre una prima parte esclusivamente lirica ed una seconda, al contrario, con motivi più conosciuti. E' comunque un programma per tutti, un progetto per coinvolgere il grande pubblico». Inizio con Monologo di Gerard. Nemico della patria da Andrea Chenier di Umberto Giordano con il baritono, poi il soprano ha subito mostrato la potenza della sua voce con Io son l'umile ancella da Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea. Esemplare l'esecuzione del terzo pezzo, Danza delle spade, di Aram Khachaturian, dove sono emersi tatto del pianista e soprattutto talento del violinista che, subito dopo, ha incantato con l'esecuzione di Czardas di Vittorio Monti pizzicando magistralmente lo strumento. Poi via via arie di Amilcare Ponchielli, Richard Strauss e Giuseppe Verdi. L'Italia sarà pur sempre la patria - una delle patrie almeno - della lirica e del bel canto ma non scordiamo che anche i motivi popolari o quanto meno concepiti per un target extra-accademico hanno sempre avuto grande successo. E nella seconda parte motivi come Aprile di Francesco Paolo Tosti, Eternamente addirittura di Charlie Chaplin da Luci della ribalta, la canzone popolare russa Oci ciornie o il romantico En Aranjues con tu amor di Joaquin Rodrigo hanno catturato l'attenzione dei numerosi presenti grazie anche alla sensibilità degli interpreti. Singolare la chiusura con il celeberrimo motivo C'era una volta il West di Ennio Morricone e il senso della piacevole serata sta proprio nel clima favoloso evocato soprattutto da Stanelyte accompagnata da violino e piano che ha ribadito profondità e magnetismo della musica prima del bis finale con un motivo da La vedova allegra di Franz Lehar. «Sono felice - ci ha detto a fine concerto Dilengite - di ritornare a Piacenza, c'è un pubblico che amo ed a cui sono legato e stasera lo ha dimostrato. Il repertorio era molto variegato, ad ampio spettro, dal mondo della lirica alla musica da camera alla liederistica fino a motivi profani ma tutto insieme molto belli».
Bravissimi i cantanti, Stanelyte per la voce benissimo impostata, Dilengite per timbro stentoreo, De Meis superlativo in alcuni passaggi e Galterio limpido e sicuro.
Fabio Bianchi