Giovedì 14 Aprile 2011 - Libertà
Omeofest L'ultima pubblicazione riguarda il dandy Lanza di Trabia, ma l'autore parlerà anche del triangolo Magnani, Rossellini, Bergman
piacenza - Poliedrico, eclettico ma soprattutto uomo raffinato e colto, Marcello Sorgi, una delle firme più prestigiose del giornalismo italiano, sarà ospite nell'ambito dell'Omeofest domani pomeriggio alle 17 all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, per presentare i suoi libri, in particolare Le amanti del vulcano (Rizzoli), una ricostruzione storica del triangolo amoroso tra Roberto Rossellini, Ingrid Bergman e Anna Magnani, pubblicato lo scorso anno. Nel 2009 Sorgi, che in questi anni si è dedicato alla Sicilia e al suo universo culturale, aveva scritto il libro Edda Ciano e il Comunista (Rizzoli) in cui raccontava la storia d'amore tra Edda Ciano, la figlia del Duce, e un capopopolo comunista, Leonida Bongiorno, una storia che ha come sfondo l'isola di Lipari. Dal libro è stato poi tratto un film per Rai Uno con la regia di Graziano Diana e Alessandro Preziosi e Stefania Rocca come protagonisti. Nel 2008 Sorgi era stato curatore della mostra fotografica Il Secolo dell'Avvocato dedicata alla vita di Gianni Agnelli. Di questi giorni è l'uscita di Il grande Dandy (Rizzoli), un bel libro dedicato a Raimondo Lanza di Trabia, biografia molto narrativa e altrettanto partecipata di un personaggio, comunque lo si guardi, piuttosto eccezionale.
Cosa l'ha affascinata maggiormente di questo straordinario personaggio vissuto tra gli anni venti e i Cinquanta, spesso sopra le righe e amico di grandi protagonisti della vita internazionale?
«La voglia di vivere tutto con grande intensità un mondo che oggi pare essere lontano, ma che ha esercitato tanto fascino e tanto interesse su molti di noi. Lanza di Trabia era un grande frequentatore del jet-set, amico di Giovanni Agnelli, dello scià di Persia e dell'armatore Onassis, di Ranieri di Monaco e di Vittorio Emanuele Orlando, di Errol Flynn e Renato Guttuso, di Tazio Nuvolari e Luchino Visconti, cultore del gesto fisico e del coraggio individuale, seduttore instancabile e virtuoso della burla. Era un amante dell'intrigo politico e guerresco in un modo tutto suo. Questo personaggio fu a lungo al centro dei riflettori nella sua breve vita e per i motivi più disparati. Con il mio lavoro ho cercato di ricostruire storie e vicende, amori e disamori, avventure e amicizie ma anche la tragica fine che lo portò al suicidio nel 1954. Era nato nel 1919. Come dire in pochi anni Il grande Dandy bruciò letteralmente un'esistenza, la sua».
Quando morì, gettandosi da una finestra dell'Hotel Eden, a Roma, Domenico Modugno gli dedicò una delle sua canzoni più belle, "Vecchio frac".
«Mi ha interessato questa idea della canzone. Ha catturato la mia attenzione di scrittore e di narratore, perché quel brano, scritto negli anni Cinquanta racchiude tristezza e disperazione. Nell'Italia di allora, anche se per motivi di censura Mimmo Modugno dovette sostituire il verso "Adieu, adieu, adieu, addio al mondo, ai ricordi del passato, ad un sogno mai sognato, ad un attimo d'amore che mai più ritornerà", con un melenso "ad un abito da sposa primo ed ultimo suo amor". Raimondo Lanza di Trabia forse ne avrebbe riso: quell'Italia bigottissima che pure conosceva bene gli era del tutto estranea; anzi, da principe siciliano la ignorava apertamente, come probabilmente ignorava quasi tutto ciò che non gli pareva alla sua altezza. Si buttò da una finestra di un albergo romano. Era ormai assuefatto dalla cocaina e dall'alcol, era un uomo distrutto che aveva sperperato il proprio patrimonio e la propria esistenza».
Lorenzo Lanza ebbe anche un fugace periodo di passione calcistica, presidente del Palermo calcio, inventò il Calciomercato all'Hotel Gallia di Milano e portò la squadra in serie A.
«Era un uomo affascinante e spericolato, un aristocratico orgoglioso e insofferente. Nel suo palazzo sul mare di Palermo girava nudo, fregandosene della servitù, e ogni mattina si tuffava dalla terrazza sfiorando gli scogli, per una lunga nuotata. La scena oggi potrebbe ricordare Montalbano-Zingaretti che fende a le onde a grandi bracciate, ma tra i due non c'è proprio nessuna parentela, neanche ideale. Raimondo Lanza di Trabia trovava normale che i suoi immensi feudi nell'isola venissero amministrati dai capi mafia, mentre lui, distaccato, ironico, si giocava grandi avventure e purtroppo perse tutto».
Nel suo incontro piacentino lei parlerà anche del suo libro "Le amanti del vulcano", dedicato al triangolo amoroso tra Roberto Rossellini, Ingrid Bergman e Anna Magnani. Quel mondo lontano esercita su di lei un fascino straordinario.
«Quel mondo mi affascina. Anna Magnani e Roberto Rossellini, uniti da una relazione non solo artistica, vennero scritturati per girare un film nelle isole Eolie, a Vulcano, località in cui torno ogni estate. Ancor prima del ciak d'inizio, però, Rossellini sparisce. Solo mesi dopo si scoprì che il regista era fuggito in America per conoscere una celebre ammiratrice che presto divenne la sua compagna, Ingrid Bergman. Con lei tornò proprio nelle Eolie, a Stromboli, per girare un film pressoché identico a quello nel quale, nel frattempo, la Magnani aveva cominciato a recitare. Una storia che finì sui rotocalchi rosa dell'epoca. E poi nel libro c'è la presenza continua di quel vulcano, il fuoco che è al centro del festival piacentino».
Mauro Molinaroli