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Venerdì 15 Aprile 2011 - Libertà

«Il jazz ha vinto, penso già al futuro»

La soddisfazione di Gianni Azzali per l'andamento della kermesse

di PAOLO SCHIAVI
A quota 18 concerti in 5 settimane (quasi tutti sold-out), molti eventi collaterali a carattere formativo e divulgativo, le iniziative "pre-festival" di gennaio e febbraio e i concorsi nazionali abbinanti al festival, "Chicco Bettinardi - Nuovi talenti del jazz Italiano" e quello di fumetto "Strisce di jazz". Insomma: è stato ancora un cartellone di ampio respiro, franco successo e forte di nomi prestigiosi (ripensiamo a Frisell, Douglas, Galliano e Hakim) quello dell'ottava edizione del Piacenza Jazz Fest appena conclusa, che ha nuovamente elevato la nostra città a protagonista del circuito jazzistico italiano. A suggellarne l'importanza sono stati quest'anno anche il patrocinio del Ministero della cultura e la medaglia della Presidenza della Repubblica. Un'annata particolarmente feconda, di cui abbiamo tracciato un bilancio a caldo con Gianni Azzali, presidente del Piacenza Jazz Club, instancabile associazione promotrice della kermesse.
In questo mese e mezzo di concerti, chi l'ha sorpresa di più?
«Il concerto del duo Trovesi e Coscia a Stradella. È stato come una chiacchierata con due "vecchi" esperti musicisti italiani, sull'onda di un jazz unisce improvvisazione e tradizione delle radici padane restituendo un universo di colori e profumi d'infanzia, memorie di balere e feste di paese. Tante piccole grandi emozioni anche durante altri eventi collaterali, cui si deve l'articolazione e lo status del festival che altrimenti sarebbe "solo" una rassegna di grandi concerti. In certi momenti "di serie B", quando ti senti in dovere di ringraziare a tua volta persone riconoscenti, lì passa qualcosa di più profondo».
Musica indiscussa protagonista, ma anche masterclass, workshop e conferenze, un corollario di eventi più ampio dell'anno scorso. Frullano nuove idee per potenziarlo ulteriormente?
«La notte nera ad esempio, declinazione jazz della notte bianca, una staffetta di concerti che cominci nel pomeriggio e si protragga per 24 ore in posti diversi. Oppure un weekend jazz, un pre-festival che non sia come quest'anno un singolo concerto ma trasformi Piacenza in New Orleans offrendo concerti in contemporanea in tanti posti in collaborazione con ristoratori, pub e club. E poi la piazza: trasformare i sabati pre-festival del "Gazebo Suonante" in veri e propri concerti gratuiti in centro, come ad Umbria Jazz. Le idee ci sono, bisogna affrontare problemi logistici e monetari».
Ottima annata anche per il Concorso "Bettinardi", vero?
«Già: nel 2012 ci sarà più Bettinardi, coi due nuovi vincitori solisti ex-aequo, il pianista Fabio Giachino e il chitarrista Alessandro Usai. Magari, potenziando l'esperimento live del Michele Francesconi 4et, vincitore 2010, riuniremo quelli di Giachino, Usai e del Daniele Cordisco Trio, gruppo vincente di quest'anno. Il Bettinardi è approcciare il jazz dal basso, promuovere i giovani e regala bellissime sorprese. Anche l'assessore Dosi si è stupito del livello artistico di questi ragazzi. Resta in cantiere il cd compilation dei premiati delle varie edizioni, lo faremo nel 2012, o nel 2013 per il decennale».
Il 2011 ha visto anche il libro "Jazz in Libertà" e l'intitolazione di un'area verde a Louis Armstrong nei pressi del Milestone. Quale il prossimo traguardo?
«Il libro è una cosa preziosa che resta ai posteri, per sempre piantato nella storia culturale della città. Vende oltre le aspettative, sin qui abbiamo stimato 600/700 copie. Per il "parco Armstrong" installeremo una scultura che evochi la sua tromba, qualcosa di visibile anche dalla tangenziale senza scadere nel kitsch. Un traguardo desiderato? Riprendere le anteprime al Municipale, come fu con Shorter nel 2004 e Archie Shepp nel 2005. Sarebbe bello rifare un "nome" a novembre prossimo».
Chiudiamo con la cassa. In tempo di crisi "Piacenza Jazz Festival" è addirittura cresciuto, in un territorio dove gli investimenti privati sono piuttosto prudenti.
«La Fondazione di Piacenza e Vigevano è decisiva. I privati sono importanti, ma negli anni sono dimezzati. La Regione ha raddoppiato, resiste il contributo del Comune di Piacenza, che ci dà sempre piena fiducia, ed è aumentato quello di Fiorenzuola, così come positiva è stata la piccola joint venture con Stradella; Fidenza purtroppo se n'è andata, la politica ha oscurato agli aspetti culturali. Tanto dobbiamo anche all'attenzione di Libertà e della stampa locale. E soprattutto ad uno staff di lavoro impareggiabile. Senza il lavoro gratuito, impeccabile e passionale dei soci verrebbe a mancare una buona metà del festival».

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