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Venerdì 15 Aprile 2011 - Libertà

Stradoni nobiliari, segno del paesaggio

I viali d'accesso alle dimore aristocratiche al centro di una tavola rotonda

piacenza - Hanno segnato la storia e il paesaggio. Sono gli "stradoni nobiliari" gli autentici protagonisti di una tavola rotonda organizzata dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Parma e Piacenza in collaborazione con l'Ordine degli Architetti di Piacenza che ieri pomeriggio si è svolta all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano: ad intervenire sono stati Anna Coccioli Mastroviti della Soprintendenza, l'architetto Luciano Serchia, il presidente dell'Ordine degli Architetti di Piacenza Benito Dodi e il capo delegazione Fai di Piacenza Domenico Ferrari Cesena.
«Il quadro all'interno del quale ci muoviamo è quello dei viali che tradizionalmente hanno sottolineato con la loro esibita assialità la presenza aristocratica sul territorio» ha spiegato il soprintendente Serchia, «questi stradoni conducenti alle proprietà patrizie non si connotano come segni esaustivi, ma semmai come segni dell'organizzazione che collaborano alla conformazione del paesaggio stesso». Lo ha chiarito bene Coccioli Mastroviti: «Abbiamo approfondito il discorso sugli "stradoni nobiliari" all'interno di un percorso di studio e di tutela del paesaggio che stiamo portando avanti come Soprintendenza» ha spiegato. «Finora studi di questo tipo in ambito locale non sono stati fatti: solo in tempi molto recenti si è prestato interesse al ruolo del viale come elemento generatore e di organizzazione razionale dello spazio agrario connesso a intendimenti funzionali, rituali, ma anche ornamentali per gli effetti scenografici che queste forme ricorrenti potevano fornire agli allestimenti paesaggistici». Lo stesso territorio piacentino ne porta i segni: sono circa una dozzina gli "stradoni nobiliari" presenti nella provincia, la cui funzione è per lo più connessa alla valorizzazione delle tenute suburbane di alcuni grandi casati come gli Anguissola, i Landi, i Marazzani Visconti, i Malvicini Fontana, i Paveri Fontana e gli Scotti: del resto è questo l'obiettivo con cui nascono le passeggiate alberate tra il Cinquecento e l'Età dei Lumi, epoca in cui questi viali tornano prepotentemente in auge, come documentano le numerose fonti scritte e le rappresentazioni cartografiche. È poi nel corso del XVIII secolo l'elemento formale dello stradone nobiliare che si traduce progressivamente in elemento simbolo, messaggio ideologico riflettente il potere e il rango dei committenti.
Da Montanaro a Caramello, da Tavernago a Castelnovo Valtidone: sono questi i casi di "stradoni nobiliari" che si presentano come segni qualificanti e invarianti del paesaggio che Coccioli Mastroviti ha studiato attraverso l'analisi comparata sulla cartografia dei secoli XVIII e XIX e delle mappe del catasto ducale del secondo decennio dell'Ottocento.

Betty Paraboschi

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