Sabato 30 Aprile 2011 - Libertà
Con Scabini e Bernelich il Lied diviene poesia, da Liszt a Mahler
Successo in Fondazione per la conferenza-concerto della Calderoni
piacenza - Per cultori e appassionati la musica da Franz Liszt (1811-86) ai primi del ‘900 era considerata "dell'avvenire", tali e tante erano le attese fra ‘800 e ‘900 e poi il saggio di Richard Wagner L'opera d'arte dell'avvenire (1849) non passò invano.
Per certi aspetti quella è tuttora musica "dell'avvenire" perché pregna di spunti innovativi applicabili al variegato panorama attuale. Come ha dimostrato La musica dell'avvenire da Liszt al ‘900, rassegna di conferenze-concerto curata da Progetto artistico "Ensemble ‘900 musica" e Fondazione di Piacenza e Vigevano. L'ultimo appuntamento, Il lied nel ‘900, all'auditorium della Fondazione, prevedeva musiche di Gustav Mahler (1860-1911) e Xavier Montsalvatge (1912-2002) eseguite dall'esperta Patrizia Bernelich al piano e cantate da Ernesta Scabini, contralto di notevole temperamento.
Puntuale la presentazione di Caterina Calderoni, musicologa: «Lied è termine generico riferito a composizioni strofiche che da fine ‘700 hanno indicato un genere cameristico. Non solo accompagna ma sottolinea. Tratto dai maggiori poeti romantici, il lied è raffinata e genuina espressione». Mahler fu autore controverso, alla lunga il padre spirituale dell'Espressionismo musicale europeo nonché apprezzato direttore d'orchestra. «Ultima propaggine del Romanticismo tedesco, confrontate con la musica moderna le sue opere sono difficili da inquadrare. Come compositore non ha avuto vita facile, dimenticato e bandito per l'origine ebraica, coltivava solo sinfonie e lieder. In entrambi il trattamento è personale. Stravolge le sinfonie che, con coro e solisti, diventano lunghi lieder. Sono generi simbiotici». Di Mahler gli organizzatori hanno proposto cinque Kindertotenlieder scritti fra 1901 e ‘04 ma «i lieder scritti per orchestra hanno dimensione sinfonica. La musica di Mahler non è mai programma, esprime o sguardo dolente verso l'infanzia o temi conosciuti per un pubblico non colto». Nella seconda parte hanno ripreso tre pezzi per voce e pianoforte scritti fra 1950 e '60 da Montsalvatge, compositore e critico musicale spagnolo capace di toccare molti generi. «E' noto per pezzi vocali, molto seguito dai cantanti. Ebbe interesse per la musica caraibica sulla scia del Negrismo, movimento poetico poi diventato Negritude francese. Operazione culturale iniziata nei paesi caraibici, a fine anni '20 si propose di rivalutare le origini. Fu anche mezzo di denuncia contro le sopraffazioni. Testi coloriti, ritmi brillanti, stile antillano, etnomusic ante litteram». Ineccepibile il contributo delle due protagoniste con Bernelich, sicura nel tocco e padrona del fraseggio mentre Scabini ha affrontato il repertorio con estrema duttilità vocale, ottima estensione e notevole tessitura.
Fabio Bianchi