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Giovedì 14 Aprile 2011 - Libertà

«Una scossa o la Ricci Oddi perde il treno»

Anelli: grande chance palazzo ex Enel, ma vanno sciolti i nodi risorse e personale. Monito del presidente al Comune: «Nuovo immobile nel 2013, facciamoci trovare pronti». Il cda indica il modello gestionale

L'annessione di palazzo ex Enel è sicuramente «una grande opportunità», e d'altra parte per coglierla al meglio occorre non solo attrezzare a dovere il nuovo immobile e predisporre adeguate soluzioni gestionali, ma anche eliminare una volta per tutte i tanti problemi della sede storica, a partire da una dotazione organica decisamente insufficiente per le ambizioni di una realtà culturale di rango nazionale.
Sulla Ricci Oddi la vede così Vittorio Anelli. Un giudizio, quello del presidente della galleria d'arte moderna, che suona da pungolo al Comune a cui la struttura museale di via San Siro fa capo: «C'è da muoversi rapidamente, ma sono fiducioso che l'amministrazione ne abbia consapevolezza».
A rendere cruciale il momento è lo sblocco del negoziato, a tratti spigoloso, tra la Sovrintendenza e la Fondazione di Piacenza e Vigevano, proprietaria dell'ex palazzo Enel, sul progetto di ristrutturazione dell'immobile di via Santa Franca. «C'è l'approvazione di massima da parte della Sovrintendenza che chiede che il nuovo e il vecchio edificio siano integrati tramite una progettazione comune, e non giustapposti», riferisce Anelli. Se, come ci si aspetta, l'ok definitivo arriverà dopo l'estate, i lavori - costo di 5 milioni di euro a carico della Fondazione che poi girerebbe al Comune il palazzo probabilmente in comodato d'uso pluriennale) potrebbero essere ultimati al più tardi nell'autunno 2013. Tra poco più di due anni Piacenza avrebbe così quella sede espositiva di pregio che oggi le manca e una dotazione di spazi in grado di dare respiro vitale alle collezioni e all'attività della Ricci Oddi.
«Abbiamo ipotizzato che siano tre piani tutti utilizzabili per iniziative contemporanee, sia congiunte che separate», spiega il presidente in merito al recupero dell'ex Enel, «ci vorrebbe un grande evento espositivo all'anno, o magari due», cose che costano tanto, ma che - Brescia e le sue grandi mostre insegnano - garantiscono sicuri ritorni finanziari. Un simile contenitore culturale avrebbe oltretutto le chances, secondo Anelli, per candidarsi a punto di forza dell'offerta piacentina all'Expo 2015.
Occorre però che le carte siano in regola. Significa anzitutto sistemare ciò che in via San Siro ancora non va. «Tutti i nodi sono venuti al pettine contemporaneamente» a seguito della malattia e poi della scomparsa del direttore Stefano Fugazza che «grazie alla sua capacità di relazione aveva cercato, nonostante le esigue risorse, di inserire la galleria in una rete di realtà omogenee per la promozione di attività comuni».
Il distacco di un pezzo del portale monumentale, i cedimenti del tetto della sede degli Amici dell'arte sono i segni più recenti dello stato di precarietà strutturale in cui versa la Ricci Oddi. Il quadro è a tinte fosche: depositi strapieni, un sistema di regolazione termica non in grado di impedire i forti sbalzi di temperatura tra estate e inverno che mettono a dura a prova la conservazione delle tele, mostre allestite nel salone d'onore e nei corridoi in mancanza di spazi espositivi.
«Le mie maggiori preoccupazioni oggi riguardano il tema del personale», considera però Anelli. L'organico è all'osso: una funzionaria distaccata dal Comune, una borsista, per il resto si ricorre a incarichi esterni. «Così stiamo cercando di tamponare ruoli che dovrebbero essere stabili, ma il tema delle assunzioni è in cima ai pensieri del consiglio di amministrazione». E nell'ultima seduta è stato votato all'unanimità il modello di organico da perseguire, informa il presidente: un direttore gestionale supportato da un conservatore e da un direttore artistico chiamato, con contratto poliennale di consulenza, a decidere la politica delle mostre.
Per far funzionare a dovere la Ricci Oddi del futuro il potenziamento dell'organico è decisivo, «metterci quanto serve per avere il centro pensante» della galleria-1 (via San Siro) e della galleria-2 (via Santa Franca). L'altro grande tema sono le risorse. Il Comune si è per ora impegnato a stanziare 500mila euro all'anno che però basteranno sì e no a coprire le spese essenziali di conduzione e manutenzione dei due immobili. A quelle gestionali si conta di far fronte grazie ai privati invogliandoli a intervenire ricalcando il modello teatri, una fondazione cioè che sovraintenda alla Ricci Oddi. Escamotage tanto più necessario dal momento che l'inserimento di nuovi soggetti direttamente nel cda della galleria si scontra con uno statuto alquanto difficile da revisionare.
«Ben vengano i privati, dimostrino quanto sono capaci di fare in campo culturale, ma entrino a patto che ci mettano i soldi», avverte Anelli. L'importante è che «la fondazione venga costituita in fretta», nel 2012, in modo che chi vuole farne parte veda che si fa sul serio e che sia operativa nel 2013 quando la ristrutturazione sarà finita».
A queste condizioni, se tutto fila liscio, «palazzo ex Enel davvero diventa il volano per il rilancio della vecchia galleria, potendo oltretutto sfruttare un nome, Ricci Oddi, che è una garanzia».

Gustavo Roccella gustavo.roccella@liberta.it

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