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Mercoledì 13 Aprile 2011 - Libertà

Quei segni della storia nel nostro paesaggio: i viali alberati conducono a dimore nobiliari

piacenza - C'è quello di Montanaro e quello del Caramello, di Tavernago e pure di Castelnuovo Valtidone. Sono gli "stradoni nobiliari", ossia quei viali alberati conducenti alle proprietà patrizie che ancora si conservano e connotano alcune aree dell'attuale provincia di Piacenza: la capillarità delle testimonianze ha reso questi segni caratteristici nell'architettura del paesaggio italiano e piacentino in particolare, dove si contano circa una dozzina di esempi di "stradoni nobiliari". Per questo motivo la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Parma e Piacenza, in collaborazione con l'Ordine degli Architetti di Piacenza, ha organizzato una tavola rotonda sul tema della conoscenza per la tutela e la valorizzazione degli "stradoni nobiliari": I segni della storia nel paesaggio è il titolo dell'incontro, in programma domani alle 16.30 all'Auditorium Santa Margherita della Fondazione di Piacenza e Vigevano, che vedrà confrontarsi Anna Coccioli Mastroviti della Soprintendenza, l'architetto Luciano Serchia, il presidente dell'Ordine degli Architetti di Piacenza Benito Dodi e il capo delegazione Fai di Piacenza Domenico Ferrari Cesena.
L'evento è stato presentato ieri mattina nella sede dell'Ordine degli Architetti all'Urban Center dagli stessi Dodi e Coccioli Mastroviti: «L'idea di approfondire il discorso sui viali alberati che conducono alle dimore nobiliari e che sono particolarmente diffusi sul territorio piacentino è nata nell'ambito di un percorso di tutela e studio del paesaggio promosso dalla Soprintendenza - ha spiegato Coccioli Mastroviti, - da un po' di tempo infatti lavoriamo sul tema del paesaggio: stavolta abbiamo deciso di dedicarci a quello degli "stradoni nobiliari", che fra l'altro in ambito locale non sono mai stati oggetto di studi o analisi».
L'incontro in programma domani dunque intende ricostruire il percorso storico della tradizione di costruire questi viali, tornati in auge nel Rinascimento come documentano le numerose fonti scritte e le rappresentazioni cartografiche; dal Cinquecento all'età dei Lumi poi la funzione di queste passeggiate alberate è per lo più connessa alla valorizzazione delle tenute suburbane di alcuni grandi casati come gli Anguissola, i Landi, i Marazzani Visconti, i Malvicini Fontana, i Paveri Fontana e gli Scotti. È poi nel corso del XVIII secolo l'elemento formale dello strado nobiliare che si traduce progressivamente in elemento simbolo, messaggio ideologico riflettente il potere e il rango dei committenti.

Parab.

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