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Mercoledì 4 Maggio 2011 - Libertà

Restaurata la cappella di Santa Caterina

Nella chiesa di San Giovanni in Canale conclusi i lavori di recupero dell'opera cinquecentesca

piacenza - Da tempo la parrocchia di San Giovanni in Canale è impegnata nella valorizzazione del suo patrimonio storico-artistico, tramite interventi di restauro, pubblicazione di studi e agili guide, conferenze, mostre su specifici aspetti del ricco passato della basilica monumentale. L'altro pomeriggio il parroco don Cesare Ceruti ha promosso un incontro per ringraziare i benefattori che negli anni hanno sostenuto la comunità in questo impegno gravoso, che ha portato adesso anche al recupero, appena concluso, della cappella di Santa Caterina, per la cui salvaguardia si erano levati tanti appelli che tali sarebbero rimasti, senza l'aiuto di generosi mecenati che preferiscono rimanere anonimi.
Alla cerimonia ha partecipato anche il vescovo, monsignor Gianni Ambrosio, che dopo la presentazione dei restauri ha presieduto la celebrazione della messa, al termine della quale ha impartito la benedizione alla cappella di Santa Caterina. A illustrare i lavori sono stati Roberto Rusconi, architetto, che ha curato in particolare la nuova illuminazione, e Lia Bianchini, autrice della monografia sulla chiesa di San Giovanni, uscita nel 2009 in una riedizione aggiornata. Adesso dai restauri, eseguiti dalle ditte Ar restauro di Piacenza (la pala d'altare), Luzzana di Civate (affreschi e stucchi) e Arché di Parma (il monumento funebre di Orazio Scotti, marchese di Montalbo), sotto la direzione di Davide Gasparotto (Soprintendenza per i beni artistici) e Camilla Burresi (Soprintendenza per i beni architettonici) si attendono ulteriori puntualizzazioni ed è già previsto un prossimo incontro in autunno in cui dar conto dei risultati degli ultimi studi.
L'attuale cappella si ritiene sia cinquecentesca, direttamente collegata alle disposizioni testamentarie di Sulpizia Strozzi, moglie ferrarese di Cristoforo Scotti, la quale chiese di essere sepolta accanto al marito già inumato nella cappella di San Bernardo, che doveva quindi essere riedificata e intitolata a Santa Caterina da Siena, consorella dei frati predicatori di San Domenico cui si deve la fondazione della chiesa. Bianchini ha osservato come la dedicazione a San Bernardo, che non era un domenicano, sia un indizio di un possibile legame tra la potente famiglia Scotti e il convento di San Bernardo (oggi sede della Polizia stradale) che si trovava davanti al palazzo del casato in via Castello.
Gli affreschi sul soffitto della cappella raccontano episodi della vita della santa, raffigurata anche nella pala d'altare, in un quadro di autore ignoto, ma che il restauro, rendendo più leggibile la pittura, forse aiuterà a identificare. Lo storico dell'arte Ferdinando Arisi possiede un rame settecentesco dell'incisore Pietro Perfetti che riproduce il dipinto, a conferma dell'importanza attribuita a quest'opera già all'epoca. Il capolavoro della cappella resta comunque la tomba del marchese Orazio Scotti, che è stato smontato, pulito, rimontato e consolidato in loco, rivelando una variegata cromia di marmi. «È certa la provenienza romana» ha ribadito Bianchini, evidenziando la qualità del busto, attribuito a Giuliano Finelli, dei due putti piangenti e degli stessi capitelli compositi ornati di mascheroni. Di Orazio Scotti, che prese parte sotto il comando di Alessandro Farnese alla campagna di Fiandre, è rimasta memoria anche per la protezione accordata al giovane Lanfranco, che poté così entrare a bottega da Agostino e da Annibale Carracci. Il monumento antistante è invece di Bianca Pallavicino Scotti.

Anna Anselmi

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