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Giovedì 5 Maggio 2011 - Libertà

Bourbon Street, entusiasmo jazz

Calorosi applausi in Fondazione per l'omaggio ad Armstrong

PIACENZA - Non potevano ospitare concerto migliore, gli Amici del Romagnosi, per salutare il loro pubblico. L'ultimo evento del ciclo "Gli appuntamenti di Gian Domenico", pensato in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia ma anche per i 150 anni di storia dell'Istituto Romagnosi, è stato un congedo energico e pimpante e ha reso omaggio a un artista monumentale come Louis Armstrong (nel quarantennale della sua scomparsa), che tra l'altro gode di parecchie attenzioni in città, dopo i diversi appuntamenti a lui dedicati nell'ambito dell'appena conclusosi Piacenza Jazz Fest e l'imminente intitolazione di un'area verde da parte del Comune proprio nei pressi del Milestone Jazz Club.
Protagonista della frizzante serata di venerdì nell'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano è stata sì la musica di Armstrong, attraverso un'ampia carrellata di brani suoi o da lui incisi e portati al successo, dalle origini agli ultimissimi anni della sua monumentale carriera, ma soprattutto la Bourbon Street Dixie Band. Una formazione di 11 elementi in arrivo da Cremona, sorella minore della big band The Swingers che deve i suoi natali all'indimenticata e seminale figura del maestro Nino Donzelli. Ventun anni di attività ininterrotta sulle spalle e molti capelli grigi ma… che energia, la Bourbon! Suonano da veri maestri, con tocco fine e sapiente e un eccellente affiatamento, gustosissimi e in grande accordo tra loro, ricreando con uno spirito fresco e filologico il sound e lo stile cento per cento New Orleans tipico del dixieland (bella anche la loro livrea rossa, camicia a righe e bretelle in tinta).
Mi va di cantare è il bel titolo di questo progetto revivalistico che richiama ovviamente la strepitosa, indimenticata apparizione sanremese di Satchmo del 1968. E sin dalle prime note sprigionate dalla Bourbon non è difficile materializzare nella mente il grande sorriso di Armstrong, ripensare a quegli occhi che bucavano lo schermo e riassaporare la carica straordinaria delle sue canzoni: dal 1919 della strisciante e maliziosa Sugar blues agli anni '20 della marciante e ridanciana Muskat Ramble, di West end blues e degli Hot Five, ai '30 di Tiger Rag, fino ai '50 del gioioso spiritual Down by the river side e ai '60 di Hello dolly e Cabaret.
La band stuzzica senza sosta l'attenzione, in un continuo gioco di rimbalzi tra le parti soliste che mettono in luce le diverse personalità dei vari musicisti: dirompente la preponderante sezione di fiati, sempre in primo piano con la possanza del trombone, lo squillo irresistibile e virtuoso della tromba, l'ottimo trio di clarinetto e sassofoni. Un po' sacrificati, invece, anche dall'acustica dell'auditorium, il pianoforte, il banjo e il washboard; dinamico l'ottimo lavoro della sezione ritmica, con la batteria sempre in battuta e la corposità del duo formato dal contrabbasso e dal basso tuba, senza dimenticare i gradevolissimi inserti cantati al megafono. E non è tutto, visto che la Bourbon sa anche intrattenere, framezzando i brani con aneddoti e spaccati storico-biografici di contesto che rendono l'ascolto ancor più interessante.
Gli amanti del genere non si perdano il loro prossimo concerto, giovedì 12 maggio al Teatro Filodrammatici di Cremona, dove ospiteranno anche la leggendaria Doctor Dixie Jazz Band bolognese fondata nel lontano 1952 da Nando Giardina.

Paolo Schiavi

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