Domenica 8 Maggio 2011 - Libertà
Lo Svevo più inconsueto che incanta il lettore
Allo Spazio Rosso Tiziano interessante incontro con Guiducci e Rich
piacenza - Inetti di ieri e inetti (forse, ma neppure troppo) di oggi. Che rispondano al nome di Zeno Cosini, Giorgio o Eugene Brentani poco importa. Quello che invece conta è che i loro ideatori di inetto non abbiano avuto proprio nulla. Italo Svevo docet. Ma anche Alberto Guiducci e Nathalien Rich ben lo dimostrano: c'è qualcosa di inetto in loro? No. Inetti sono semmai i personaggi a cui hanno dato voce e corpo in due deliziose opere, una cinematografica e l'altra letteraria, presentate allo Spazio Rosso Tiziano l'altro pomeriggio nell'ambito di un incontro tutto dedicato a Svevo e organizzato grazie al contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano e della cooperativa San Martino: L'assassinio di via Belpoggio e La voce del sindaco (Neri Pozza Editore, 2009) si presentano infatti come un duplice omaggio che le nuove generazioni artistiche rappresentate da Guiducci e Rich hanno reso all'autore della Coscienza di Zeno.
E non a caso i due lavori sono stati presentati a Piacenza proprio in questo periodo: a volerlo è stata la studiosa Daniela Morelli, che in occasione del 150° anniversario della nascita dello scrittore triestino ha pensato di far partire le celebrazioni proprio dalla nostra città.
È vero che Piacenza all'apparenza ha forse ben poco in comune con le vicende di Svevo, ma, come ha ribadito anche il coordinatore del Museo Sveviano di Trieste Riccardo Cepach che ha coordinato l'incontro, «un po' di inettitudine è presente in molti di noi». Come dire: nella vita arriva almeno un momento in cui ci si sente tutti un po' Zeno. Così si è sentito anche Guiducci, per sua stessa ammissione, quando ha iniziato a pensare a un cortometraggio ispirato a uno dei primi racconti sveviani, L'assassinio di via Belpoggio: «L'idea è nata più di 10 anni fa, quando ho tentato di girare una prima versione di questo cortometraggio» ha ricordato il regista triestino, «ero rimasto molto colpito dalle suggestioni offerte dalle opere sveviane, da quegli inetti che si lasciano tentare dall'azione pur senza essere in grado di compierla pienamente: in essi ho sempre ritrovato molto di me. E ancora oggi, dopo aver riletto nuovamente La coscienza di Zeno, ho rivissuto sensazioni già provate quotidianamente e raccontate minuziosamente dal protagonista».
Anche Rich però si è lasciato condurre sulla strada di Svevo: il suo romanzo infatti si ricollega all'opera sveviana non solo per il tratto noir che lo caratterizza, per l'ambientazione triestina o per il fatto che alcuni personaggi rispondano al nome di Brentani (protagonista di Senilità, un altro romanzo di Svevo) o di Schmitz (che è il vero nome di Svevo stesso). Ad accomunare lo scrittore americano a quello triestino è innanzitutto una potente vena ironica che scaturisce dal confronto tra l'inettitudine e la spinta all'azione, tra l'incapacità di agire e la volontà di chi riesce. Ecco allora che, ieri come oggi, gli inetti dominano sulla carta e nei video, tra le pagine di un libro o nei fotogrammi di un'immagine in movimento: ma chi li ha ideati inetto non lo è davvero. E neppure chi ha pensato di celebrare a Piacenza un grande narratore della modernità come Svevo. L'incontro dell'altro giorno lo ha dimostrato: l'inettitudine in certi casi fortunati non abita qui.
Parab