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Giovedì 12 Maggio 2011 - Libertà

Gestire i rapporti tra i figli e la rete

Pietropolli Charmet sui ragazzi sempre on line

Stasera alla 21, presso la Fondazione di Piacenza e Vigevano quarta e ultima lezione della scuola petr genitori. Sul tema "Sempre on line - Adolescenti sempre connessi" risponderà alle domande dei genitori il professore, di fama nazionale, Gustavo Pietropolli Charmet, psicoterapeuta, direttore dell'Istituto dei codici affettivi "Minotauro" di Milano, fondato dal piacentino Franco Fornari. Ecco l'intervista al prof. Pietropolli Charmet che stasera sarà in Fondazione in via S. Eufemia 13

di PAOLA COSOLO MARANGON*
igenitori di adolescenti spesso si trovano di fronte ad un forte mutamento dei loro figli. A parte il corpo che si trasforma, le amicizie che diventano le relazioni più importanti da vivere, vi sono conflitti che sembrano talvolta incolmabili, determinati da proibizioni e divieti e che sfociano di sovente con la fatidica frase "Tu non capisci niente! ". Quale può essere il comportamento più corretto per rispondere a provocazioni di questo tipo, senza cadere nel desiderio di attivare la forza fisica?
«Per capire la rabbia e la violenza della protesta dell'adolescente è necessario essere curiosi e non pretendere di sapere senza avere chiesto: in realtà le sue ragioni sono complesse e spesso da lui stesso percepite come passioni e non come ragionamenti articolati e proponibili. Tali comportamenti caratterizzati spesso da rabbia non significano intolleranza e ripudio dell'autorità genitoriale, non ha nulla a che vedere con l'ingratitudine nei confronti dei genitori ma è l'espressione della percezione che ha di non essere più solo il loro figlio ma anche un nuovo individuo, che ha bisogni legittimi che nulla hanno a che vedere con l'obbedienza e il rispetto dei castighi somministrati dai genitori. E' come se, alla sua età, dovesse portare alla luce faticosamente tutto ciò che si sta sviluppando dentro la sua mente e farne intendere le ragioni alle persone con cui vive che non possono sapere cosa stia succedendo se neppure il diretto interessato è in grado di descriverlo con sufficiente chiarezza. Per questo motivo è molto difficile per i genitori essere certi di aver capito le ragioni del figlio che invece sostiene che non hanno capito nulla: i genitori conoscono bene le proprie ragioni ma non sempre hanno la possibilità di capire quelle del figlio. Il genitore non dovrebbe mai trovarsi nelle condizioni di impedire con la forza fisica un movimento del figlio: dovrebbe essere sufficiente la forza morale. Un figlio non dovrebbe mai trovarsi nella condizione di accorgersi che non è riuscito a tenere aggiornati i genitori sui propri cambiamenti: è suo dovere ed interesse di tutta la famiglia aggiornarli ed accertarsi che abbiano capito che nella sua mente sono spuntati nuovi pensieri e nuove esigenze di cui è costretto a tener conto perché sono altrettanto importanti degli obblighi che ha nei confronti dei suoi genitori».
L'adolescente spesso adotta delle modalità oppositive molto forti, quasi che il dire di no sia una componente indispensabile per crescere. Questo fatto mette spesso in difficoltà i genitori che si ritrovano con una reale incapacità di dialogare e di confrontarsi. Quali sono i consigli che darebbe a un genitore per gestire questo stato di cose?
«Il no dell'adolescente assomiglia come finalità a quello del bambino che è stato, ma con finalità diverse. La disobbedienza dell'adolescente è motivata dal bisogno di collaudare i nuovi valori che ha messo a fuoco e da un metro di valutazione delle situazioni di vita spesso molto diverso da quello dei genitori. In realtà l'adolescente inizia a disobbedire perché le richieste dei genitori appaiono del tutto ingiustificate e incompatibili con le nuove necessità e con le nuove competenze acquisite. Quasi sempre i genitori se ne accorgono e prendono delle decisioni educativamente strabilianti: dichiarano decadute le regole del passato e ne creano di nuove. La difficoltà non sta tanto nel cambiamento di queste regole, ma nella negoziazione successiva, che può comportare una divergenza di vedute che vede schierate su posizioni molto lontane tra loro i figli adolescenti e i genitori alle prese con nuove pretese di autonomia. La disobbedienza può essere una buona palestra per genitori e figli, diventa un grave problema per i genitori quando assume le caratteristiche dell'opposizione dura, immotivata, silenziosa ed ostile, quando cioè il figlio non disobbedisce per realizzare un nuovo modo di essere, ma perché è costretto ad opporsi alle richieste dei genitori per partito preso, a tutti i costi. La disobbedienza, educativamente parlando, è una forma di sciopero legittimo, mentre l'opposizione attacca il diritto dei genitori a formulare regole e a farle rispettare».
La manifestazione più preoccupante dell'opposizione è la trasgressione, che può assumere connotazioni anche violente. Capita che vi siano episodi trasgressivi frequenti e rivendicati con spavalderia, quale può essere l'atteggiamento del genitore che può aiutare il figlio a rischiare meno e crescere meglio?
«L'obiettivo dovrebbe essere quello di tenere sempre aperto il dialogo, attenuare il livello di scontro presidiando spazi di confronto, contrattazione, rinegoziazione di nuove regole. Ci vuole tempo e vicinanza per capire quali possano essere le ragioni antiche o recenti del dolore che promuove nel figlio tanta dissipazione di energie o di talento. Non si deve credere che cercare di identificarsi con le assurde ragioni sia controproducente, al contrario, solo se si riesce a intuire quale sia il suo modo di vedere, diventa possibile aiutare il proprio figlio. Capire non significa ammainare la bandiera del progetto educativo, al contrario vuol dire potenziare l'efficacia dell'intervento, sorprendere il figlio con la propria competenza, indurlo a rispettare l'intelligenza dell'adulto che ha indovinato quello che stava sotto i comportamenti aggressivi e ha saputo proporre una pace conveniente al posto di una guerra domestica in cui tutti si ritrovavano perdenti».
Le modalità comunicative dei giovani di oggi sono radicalmente cambiate rispetto ad alcuni anni fa. Il telefonino e la rete sono la naturale piattaforma di scambio di ragazzi e ragazze. Sembra che non si possa stare nemmeno un attimo lontano da questo oggetto magico che consente di dirsi tutto in tempo reale. La necessità di essere sempre collegati agli altri da che cosa dipende? È un modo di sentirsi rassicurati o cosa altro?
«Nella maggior parte dei casi non si pone tra mondo reale e virtuale una contrapposizione come fossero alternative inconciliabili, le due modalità di socializzazione possono convivere pacificamente. La tecnologia mette a disposizione degli strumenti che in fondo non fanno altro che corrispondere alle esigenze di comunicazione rapida e continua che non hanno solo gli adolescenti ma l'intera società. Integrare reale e virtuale è diventato imprescindibile. I ragazzi sfruttano una risorsa pensata, progettata e commercializzata dal mondo adulto che si dimostra essere molto utile per una svariata gamma di esigenze. La rete mette a disposizione miriadi di informazioni, opportunità di gioco, svago, attività varie che si moltiplicano quotidianamente in modo esponenziale.
L'adolescente di oggi da bambino è stato invitato molto presto a ricercare supporto e vicinanza nel gruppo esterno alla famiglia impegnata nel lavoro e a garantire il mantenimento di un discreto livello socio economico. E' anche su queste basi che si fonda il bisogno di avere molti amici intorno e di sentirli vicini sempre. Il bisogno di stringere nuovi legami e di indirizzarsi verso il mondo dei pari età, oltre ad essere un passaggio legato alla fisiologia della crescita, risente delle caratteristiche della moderna generazione, sempre alla ricerca di rispecchiamenti e di contatto. Non sentirsi soli è uno dei principali ingredienti per consentire alla crescita di compiere il suo cammino. Oggi cercare la connessione ha questo significato, essere sempre in contatto, non sentirsi troppo soli, sapere che c'è sempre qualcuno pronto a comunicare con te, qualcuno che ti vede, che puoi vedere, seppur attraverso una modalità inusuale per parte del mondo adulto».
Internet viene utilizzato spesso per studiare, fare ricerche, quasi che il tradizionale modo legato ai libri non esista più. Una caratteristica dei ragazzi poi è quella di studiare o fare i compiti mentre rispondono alla chat o ascoltano musica in cuffia a tutto volume. Dove sono andati il silenzio e la concentrazione? E' giusto pensare di "staccare la spina" di tanto in tanto?
«Può risultare difficile, ma senz'altro molto utile per i genitori cercare di comprendere le ragioni che stanno alla base di questi comportamenti, riuscire a vederle come delle novità che fanno parte del nuovo modo di affrontare lo studio e di attivare il pensiero da parte dei ragazzi. Si tratta di abituarsi all'idea che ci sono varie ragioni interne ed esterne che hanno reso i figli diversi da come erano i genitori alla loro età. Riuscire a non criminalizzare per principio tali condotte può aprire le porte del confronto, perché fa sentire di essere capiti e dunque meno soli. Entrare nel mondo del proprio figlio adolescente può far scoprire che egli non ha solo molto da imparare e da apprendere ma anche tantissimo da dare e da far conoscere agli adulti che vivono intorno a lui. Fare una guerra o proclamare un embargo nei confronti degli strumenti tecnologici, come a volte viene fatto, risulta una battaglia con poche probabilità di successo, che già dal principio non preveder vincitori, ma il rischio di allontanarsi e di perdere la fiducia reciproca».
*formatrice pedagogica CPP
e caporedattrice della Rivista
Nazionale "CONFLITTI"

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