Martedì 17 Maggio 2011 - Libertà
La musica senza tempo né spazio
Collegio Alberoni: note dissonanti commentate da Pierangelo Sequeri
di BETTY PARABOSCHI
"Divertimenti per Dio? " recitava il titolo dell'ultimo incontro della rassegna Piacenza Teologia organizzata dall'associazione "PiacenzaTeologia La Terza Navigazione" in collaborazione con il Comune e la Provincia di Piacenza, la Fondazione di Piacenza e Vigevano, la diocesi di Piacenza-Bobbio, la libreria Berti, il Nuovo Giornale e Centropadane.
Difficile stabilire se Dio abbia veramente apprezzato la musica dissonante di Cage e Stockhausen, i presentimenti moderni di Liszt e Bartok; quel che è certo è che ad apprezzarli sono stati i piacentini accorsi alla Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni. È stata quella infatti la location scelta per l'incontro conclusivo della rassegna che ha visto protagonisti il teologo Pierangelo Sequeri della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale e il giovane pianista Jacopo Petrosino del conservatorio "Verdi" di Milano: proprio lì Piacenza Teologia ha sancito la chiusura della sua terza edizione tutta dedicata al tema della corporeità trattato attraverso sia degli incontri di carattere filosofico, sia dei veri e propri spettacoli.
L'evento dell'altra sera ha sancito il perfetto connubio fra le due dimensioni: a metà strada fra concerto e lectio magistralis, questi "Divertimenti per Dio" hanno puntato i riflettori su una musica intesa come "teologia senza parole". Che il rapporto tra musica e religione sia stato abbastanza conflittuale ma in fondo ci sia comunque sempre stato ben lo sa monsignor Sequeri: la musica conosce nel mondo plasmato dal cristianesimo un'evoluzione altrimenti impensabile e non a caso il titolo dell'incontro è stato tratto da un importante libro del teologo dedicato a Mozart e al suo rapporto con la religione. Qualche dubbio sorge invece con la musica contemporanea, apparentemente caratterizzata da un distacco insormontabile dal cristianesimo: eppure l'intervento di Sequeri ha sfatato tale pregiudizio.
«I brani di Cage, Stockhausen e prima ancora quelli di Liszt e Bartok si caratterizzano per il gusto della voce sola e per la presenza cospicua della cosiddetta "corda di Dio": sono musiche che allargano la profondità della nostra anima per immersione - ha spiegato monsignor Sequeri all'inizio dell'incontro, - alla "corda di Dio" sta appeso l'incanto dei movimenti della melodia e del suono capaci di fare da guida e avvolgere letteralmente gli ascoltatori». I brani magistralmente suonati dal talentuoso Petrosino ben lo hanno dimostrato: del resto in Liszt già è chiaro il presentimento della fine della musica discorsiva, ossia di quella forma musicale simile alla narrazione che si sostituisce alla musica immersiva del rito arcaico che accompagnava la vita umana, contrassegnandone i raduni collettivi. In Bartok e ancora di più in Stockhausen e poi in Cage la dissoluzione della forma discorsiva va verso l'orizzonte di un modello proiettivo: la ricerca della qualità musicale si allontana dalla forma della narrazione ormai saturata e ricerca una musica senza tempo né spazio, dunque potenzialmente infinita e in grado di abitare ogni dove.
È questa la grande lezione delle dissonanze moderne che ha sancito degnamente la fine di Piacenza Teologia: «Siamo molto soddisfatti» ha dichiarato Enrico Garlaschelli a nome dell'associazione presieduta da don Luigi Bavagnoli. «In particolare per l'aspetto dello spettacolo che in questa edizione è stato nettamente privilegiato e che vorremmo mantenere anche per i prossimi anni: in tre serate abbiamo presentato dei progetti originali, pensati appositamente per questa manifestazione e dedicati a temi di interesse generale. È questa la direzione che vogliamo seguire».