Sabato 14 Maggio 2011 - Libertà
La teologia sul grande schermo e nell'arte
Don Dario Viganò parla di Pasolini e Andrea Dall'Asta di arte contemporanea
di ENRICO GARLASCHELLI
L'arte contemporanea e i film di Pasolini entrano a PiacenzaTeologia. E' dedicata al cinema e alle arti visive la seconda giornata di PiacenzaTeologia.
Alle ore 17.30 don Dario Viganò, presidente della fondazione Ente dello Spettacolo, attraverso le immagini del cinema ci mostrerà come il corpo può essere rappresentato nell'arte cinematografica, mentre alle ore 21 il gesuita Andrea Dall'Asta, direttore della Galleria San Fedele di Milano, passerà alle immagini pittoriche per occuparsi delle rappresentazioni del corpo soprattutto in riferimento all'arte contemporanea.
Don Dario Viganò insegna Teologia della comunicazione presso l'Università Lateranense e semiologia del cinema presso l'università Luiss di Roma. E' inoltre presidente della Commissione nazionale valutazione film della Cei. Nel suo intervento a PiacenzaTeologia si occuperà specificamente della visione del corpo nell'arte cinematografica di Pierpaolo Pasolini, in modo particolare della sua rilettura del Vangelo secondo Matteo. "I primi piani di Pasolini - aveva scritto Alberto Moravia nel 1964, quando uscì il film - sarebbero sufficienti da soli a mettere Il vangelo secondo Matteo sopra un livello eccezionale». Il film di Pasolini ci mostra esemplarmente come l'immagine possa restituirci il significato religioso in modo più profondo della parola. Per questo don Dario Viganò non affiderà il suo intervento solo alle sue parole, ma proietterà, commentandoli, brani e spezzoni appartenenti alla cinematografia pasoliniana.
Il programma di PiacenzaTeologia prosegue la sera, alle ore 21 al teatro della parrocchia di Roveleto di cadeo con la conferenza di Andrea Dall'Asta. Il padre gesuita, dopo aver effettuato esperienze di studio anche internazionali in architettura e filosofia, è oggi direttore della Galleria San Fedele a Milano e direttore della Raccolta Lercaro di Bologna. Esperto e critico d'arte, si occupa in modo particolare dell'arte contemporanea. L'impostazione infatti che ha voluto dare alla Galleria San Fedele si propone di colloquiare con la cultura contemporanea, di entrare nei processi dell'attuale produzione culturale per offrire testimonianze attuali di vita spirituale. Da qui le mostre su artisti come Palladino e Hidetoschi Nagasawa, che in uno stile molto personale ripropongono i temi della religiosità cristiana.
A PiacenzaTeologia proporrà un percorso dal titolo "Chi sono io? La ricerca artistica contemporanea" che, con l'ausilio delle immagini, mostrerà i significati che nelle arti visive ha assunto il corpo, dall'opera di Jim Dine a quella di Francis Bacon e di Andy Wharol, seguendo la tesi che il corpo è "un enigma, percepito come esigenza insopprimibile, che attraversa gran parte della ricerca contemporanea: chi sono io? Chi è questo io che pensa, agisce, parla, si relaziona al mondo attraverso il corpo? La ricerca d'identità è una costante dell'esistenza, in cui l'uomo compie un lungo viaggio che può affrontare insieme a un altro, ad un tu, col quale dialogare e confrontarsi, o nella propria solitudine. Come Narciso, per riprendere un'immagine tratta dalla mitologia greca. Narciso crede di compiere questa ricerca insieme ad un altro. E lo comprendiamo. Lo specchio non è mai un puro dato tecnico, un semplice strumento, ma ha la valenza simbolica dello sguardo, di un tu da cui ci si lascia guardare e da cui si cerca a propria volta lo sguardo. Lo specchio dà l'impressione di essere con qualcuno. C'è una grande ambiguità nello specchiarsi. Si assiste come ad uno sdoppiamento. Quale immagine rimanda? Quello sguardo che mi osserva non è mai io, ma è quell'io pieno di concavità, di convessità, di scarti prospettici e di deformazioni, come nell'autoritratto giovanile di Parmigianino. Sono veramente "io" quell'io che si osserva?