Sabato 14 Maggio 2011 - Libertà
Al Nicolini estri classici
Da Mozart a Brahms: Berman e Dvorkin strepitosi
piacenza - Pavel Berman e Vsevolod Dvorkin sono un concentrato di maestrìa artistica. Il violinista (figlio del grande pianista Lazar Berman, di cui tra l'altro il pianista Dvorkin è stato allievo) e il pianista Dvorkin erano sul palcoscenico del Salone del Conservatorio Nicolini per il penultimo appuntamento della stagione della Società dei Concerti.
Il duo ha offerto un programma invitante e sicuramente molto impegnativo dal punto di vista tecnico.
In apertura hanno eseguito la Sonata in Si bemolle maggiore KV 454 di Mozart, opera scritta su richiesta della virtuosa violinista italiana Regina Strinasacchi per la quale Mozart confezionò la partitura, mentre la parte pianistica l'aveva tutta in testa, e in occasione della prima esecuzione il genio di Salisburgo si mise davanti dei fogli bianchi.
Sublime la bellezza del secondo movimento "Andante": un canto operistico, un canto d'amore del violino, un dialogo strumentale meraviglioso. Mozart sapeva e poteva far cantare all'infinito gli strumenti, la sua musica fluisce e sembra potersi sviluppare senza soluzione di continuità. Ottima l'intesa del duo Berman-Dvorkin, l'integrazione delle due voci strumentali, l'intreccio timbrico. Bella la conclusione della Sonata con la felice leggerezza del terzo movimento "Rondò (Allegretto) " attraversato da una atmosfera festosa.
L'interpretazione della Sonata n. 3 in Re minore op. 108 di Brahms è stata ineccepibile, non una sbavatura; una perfezione che poteva far pensare all'ascolto di una registrazione. Berman ha aperto la pagina col suo suono fluido e scorrevole e contemporaneamente corposo e denso. In tutto il concerto ha mostrato una magnifica tenuta: in una stessa arcata potrebbe far stare mille note di uguale valore.
La Sonata n. 3 di Brahms è dedicata al direttore d'orchestra Hans von Bulow ed è un'opera potente, capricciosa e insieme brillante. Una Sonata che attraversa molteplici colori che passa dal lirico al giocoso e al pensoso attraverso multiformi sfaccettature espressive.
Il tocco pianistico di Dvorkin era assolutamente in accordo con il peso dell'arco di Berman per comunicare in grande sintonia le dinamiche della partitura. Limpido il secondo movimento "Adagio", meraviglioso il terzo movimento "Un poco presto e con sentimento" che manifesta una prodigiosa vitalità, infine il "Presto", movimento agitato dal carattere ardente, spontaneo ed energico.
Completo cambio di registro nella seconda parte in cui Berman ha eseguito a memoria pezzi brillanti e di bravura di Pablo de Sarasate, violinista spagnolo, superbo virtuoso vissuto alla fine dell'Ottocento. In questa seconda parte Berman è stato il protagonista indiscusso. Perfetto nell'eseguire le acrobazie musicali, nel valorizzare il timbro del violino (suona lo Stradivari "Maréchal Berthier" 1716 ex Napoleone della Fondazione Pro Canale) nel rivelare una tale facilità e controllo da far risultare naturale ogni funambolismo violinistico, ogni nota flautata, pizzicata, glissata, ogni varietà di colpo d'arco, ogni posizione estrema della mano sinistra nei punti più acuti della tastiera. Pagine piacevoli e ardite di Pablo de Sarasate, Zigeunerweisen (Zingaresca) op. 20, Romanza Andaluza op. 22 e Carmen Fantasy op. 25, che hanno conquistato il pubblico.
Dopo un'esplosione di «bravo» Berman ha quindi generosamente, e altrettanto naturalmente, offerto due bis sempre all'insegna del virtuosismo: una pagina di Kreisler e una danza ungherese di Brahms.
Lea Rossi